Religione

Battesimo del Signore. Vivere la vita come missione o come progetto?

In quei giorni poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». Lc 3,15-16.21-22

 La vita ci ripropone continuamente esperienze battesimali, momenti in cui incontriamo occasioni di morte, cioè di peccato, di fallimento, di delusione, di scoraggiamento.

Il battesimo di Gesù ci presenta il tema dello scendere nelle acque, ossia ci fa intravedere la necessità di scendere nei luoghi in cui si può morire e nello stesso tempo ci rivela l’opportunità di incontrarvi, proprio in questi luoghi, la salvezza che, per i cristiani, è Cristo. Le acque sono le acque amniotiche dell’utero che genera.

Lo scendere dei primi cristiani dentro una vasca battesimale indicava proprio la discesa dentro di sé, dentro la parte più buia, là dove ti senti morire. E mentre scendevano progressivamente i gradini della vasca, i catecumeni vedevano riflesso sul pelo dell’acqua l’immagine o il monogramma di Cristo ed avevano la percezione di scendere dentro Cristo, di lavarsi in Cristo. Avevano trovato uno che li aspettava sul fondo della vasca, uno al quale consegnare la parte peggiore di sé, uno disposto a farsene carico.

Gesù si mette in fila per essere lui stesso battezzato da Giovanni, come uno dei tanti peccatori. Gesù si sporca nelle stesse acque in cui sono passati uomini e donne che egli vuole servire e salvare. Se vuoi salvare, infatti, devi scendere, farti vicino ed abbracciare. Gesù lo fa talmente tanto sino a confondersi come un peccatore tra peccatori. E’ questa, in fondo la buona notizia del Vangelo, che un Dio -cioè- si è fatto come noi e condivide la nostra stessa sorte. Ci saremmo aspettati un Dio trionfante che risolve i nostri problemi ed invece ci ritroviamo un Dio che ci sta accanto, che ci incoraggia mentre siamo in fila ad aspettare.

Il battesimo è l’inizio di un tempo nuovo della vita. Non a caso, nella tradizione cristiana, è legato al dono di una veste bianca. E per Gesù il battesimo segna l’inizio della sua missione. Noi, purtroppo, viviamo la vita più come progetto che come missione: i progetti nascono dalle nostre costruzioni mentali, dalle nostre proiezioni, dalla ricerca di privilegi, mentre la missione nasce da una risposta: che sia Dio o che sia la Vita, c’è un altro che mi fa una proposta, che mi invita. Vivere la vita come missione è dire “sì” alla vita, mentre vivere la vita come progetto è dire “sì” a se stessi.

Dal momento in cui Dio si è rivelato in Gesù, immerso da Giovanni nelle acque del fiume Giordano, i cieli resteranno da allora sempre aperti: Dio continuerà, nel Figlio fatto Parola, fatto Verbo, a parlare per sempre con l’Umanità. Ma se è vero che Dio non interromperà mai il dialogo con noi, è altrettanto vero che siamo noi che possiamo “chiudere il cielo sopra di noi”, cioè possiamo disfarci di Dio, sostituito da altre false stelle, gli idoli che popolano il “cielo dei video e dei media”.

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