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L’Esarca dell’Europa meridionale pellegrino ad Enna per Sant’Elia

Prosegue il cammino ecumenico nel segno del santo ennese

Un evento nel suo genere eccezionale ha visto Enna protagonista in occasione dell’Anno Giubilare Eliano:
si è svolta, infatti, il 25 aprile la visita della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e del Metropolita
Polykarpos, Esarca per l’Europa meridionale. La visita ha coinvolto le comunità cattolica e ortodossa che si
sono messe in cammino, oranti, per rendere omaggio al Santo. Un folto numero di autorità religiose e
civili, con a capo il sindaco di Enna, avv. Maurizio Dipietro, e di fedeli in festa è stato impegnato nel
pellegrinaggio in ricordo e in onore del 1200° anniversario della nascita di Sant’Elia di Enna, un santo
considerato tra i padri fondatori del monachesimo italo-greco, dalla vita avventurosa e miracolosa, fino ad
adesso poco conosciuto ma degno di gloria, un santo che era stato quasi dimenticato nella sua terra, ma che
adesso diventa icona di unità non soltanto fra Cattolici e Ortodossi, ma anche fra le città che ne
custodiscono la memoria: Enna, Palmi e Seminara. Il suo culto (attestato comunque a Enna fino al XVII
secolo, come si evince dall’esistenza di un inno sacro in suo onore, riscoperto dallo storico Rocco
Lombardo), invece, è stato nei secoli custodito gelosamente e fedelmente dalla Chiesa Ortodossa del
Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, nonostante le tante avversità storiche e culturali che ha
attraversato. In questa occasione si è voluto condividere un cammino devozionale ecumenico di comunione
fraterna nell’unica lode innalzata al Santo asceta e taumaturgo ennese.


L’evento ha preso avvio con l’arrivo presso la chiesa del Carmine della reliquia di Sant’Elia portata da
padre Benedetto, rettore del monastero ortodosso di Sant’Elia e Filarete di Seminara. Reliquia che è stata
portata in processione dai pellegrini insieme alla grande icona di Sant’Elia, proveniente dalla chiesa
ortodossa dei SS. Calogero ed Elia il Nuovo di Caltanissetta, e con le quali i fedeli hanno varcato poi la
porta giubilare.
Con il solenne ingresso di Sua Eminenza il Metropolita Polykarpos, accolto fra gli altri da S. E. Rev.ma
Mons. Rosario Gisana, Vescovo della diocesi di Piazza Armerina, e S. E. Rev.ma Mons. Francesco Milito,
Vescovo di Oppido Mamertina – Palmi, si è dato inizio alla Divina Liturgia presieduta dal Metropolita
Polykarpos e concelebrata dai rev.mi sacerdoti e diaconi ortodossi presenti, a cui hanno assistito le autorità
religiose, civili e militari e i numerosissimi fedeli.
Di grande suggestione è risultata la celebrazione, con i suoi inni, le invocazioni e le preghiere in greco, le
ricche vesti dei sacerdoti, i simboli e le suppellettili tradizionali, i gesti solenni, così antichi e ancora
attuali.


Il giorno prima, Sua Eminenza Polycarpos ha voluto concedere una breve intervista, durante la quale ha
innanzitutto ricordato la figura storica del santo ennese (di cui si allega una breve nota), taumaturgo famoso
e venerato anche in Grecia per i suoi miracoli e le sue intercessioni. Egli è sicuramente figura di unione:
San Giovanni Paolo II, in apertura delle celebrazioni del grande giubileo, proclamava infatti i nostri
comuni santi ponte di unità. Ha spiegato, inoltre, come sia stata accolta con gioia la proposta della chiesa
locale a partecipare a questo giubileo proprio nella città in cui Sant’Elia è venuto al mondo, a onorarlo nel
luogo natio con un rito liturgico e una lingua liturgica propri del Santo, che celebrava il rito bizantino e
parlava la lingua greca. Ha illustrato poi la liturgia del giorno seguente, una liturgia ortodossa solenne
perché ancora in periodo pasquale, periodo del Cristo Risorto che vince la morte. L’auspicio, infine, di
questo pellegrinaggio è che si possa ritornare alle comuni radici, a onorare le centinaia di comuni santi,
martiri, asceti e vescovi.


Nota storica:
Quella di Sant’Elia fu una vita di austerità, peregrinazioni e preghiera, di ascesi e prodigi: al secolo
Giovanni Rachites, nacque a Enna nell’823. Si trasferì con la famiglia, in occasione degli attacchi saraceni,
nel “castello di Santa Maria”, identificato con il sito dove adesso sorge la chiesa del Carmine; nel frattempo
cominciava a manifestarsi il dono della profezia, con visioni e premonizioni. Nell’839 fu catturato, venduto
come schiavo e condotto in Africa. Liberato, prima di recarsi in Palestina per diventare monaco, ricevette il
potere taumaturgico e operò guarigioni miracolose e conversioni. Predicò il Vangelo, rischiando più volte
la vita. Fondò in Calabria, nell’884, un monastero nei pressi di Seminara in località “Saline”. Anche

l’imperatore bizantino Leone VI, chiedendo preghiere, riconobbe le sue virtù e la sua fama; invitò
addirittura il santo a Costantinopoli. Nonostante l’età avanzata, sant’Elia si imbarcò alla volta della capitale
imperiale, ma si ammalò e morì a Tessalonica il 17 agosto 903. Il suo corpo fu riportato dal fedele
discepolo Daniele in Calabria e tumulato nel monastero da lui fondato e che prese il suo nome.

Liboria Cammarata

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