Attualità

VIOLENZA SESSUALE SULLE DONNE: QUANDO A SUBIRLA È UNA DISABILE

COMUNICATO STAMPA CENTRO ANTIVIOLENZA DONNEINSIEME “SANDRA CRESCIMANNO” Sedi Piazza Armerina, Enna e Leonforte

La violenza subita da una donna all’interno della struttura dell’Oasi di Troina ci impone, ancora una volta, una riflessione collettiva, ancor più che dolorosa, necessaria, che utilizzi un linguaggio rispettoso della dignità delle donne.

Purtroppo, ancora una volta, leggiamo e ascoltiamo interventi che continuano ad usare violenza nei confronti delle donne e di “Imma” (nome di fantasia) e della sua famiglia.
Noi lo chiamiamo “stupro verbale”, perché LE PAROLE SONO PIETRE: possono far male quanto le azioni, possono minimizzare, ferire; perché pesano quanto macigni.
In una società cosiddetta “civile”, la difesa è un diritto di tutti e tutte, anche di chi ha commesso crimini feroci: ma la scelta di difendere, come avviene in questo caso, uno stupratore, non deve mai prescindere dal rispetto verso la dignità della vittima.
Noi non vogliamo spostare l’attenzione sul reo confesso o su ciò che è stato dichiarato o scritto, ma vogliamo centrare la nostra riflessione su Imma, vittima inconsapevole di una violenza ignobile. Vogliamo parlare di lei, che ha subito quello che nessuna donna vorrebbe mai subire: la violazione, o meglio, la DISUMANIZZAZIONE del proprio corpo, perché solo se guardi al corpo di Imma come ad un mero “oggetto” puoi arrivare a compiere su di esso qualsiasi oscenità.
Imma non era per lui un essere umano: lei non ha consapevolezza della violenza subita, è stata trasformata in una “BAMBOLA”, priva di vita, nella quale affondare le frustrazioni di un uomo che non ha mai guardato le donne con rispetto, men che meno con “affetto”. Eppure, anche lui è stato partorito da un ventre femminile, cresciuto da una madre e amato da una donna.
La riflessione che tutte e tutti dobbiamo fare, oggi, è che IMMA è VITA, è CORPO, è ANIMA, è DONNA. Oggi più che mai, è imperativo costruire insieme una coscienza di genere, per sentirci ed essere TUTT* PARTE LESA, con la ragazza abusata. Tutte noi avvertiamo, dentro le nostre viscere, la violenza subita, la terribile profanazione di questo corpo, che noi sentiamo nostro. Adesso, questo corpo custodisce un’altra vita, che non è per nulla frutto di un atto d’amore, ma è un atto di violenza. In questa storia, l’amore, l’affetto sono una bestemmia. Ancor più se pensiamo che chi ha perpetrato questo abominio aveva un compito di cura.
Come Centro Antiviolenza, come professioniste e donne che da anni combattono contro la violenza di genere, ci sentiamo di esprimere tutto ciò, pur sapendo che possa risultare come un “PUGNO NELLO STOMACO”; ma è per noi essenziale e imprescindibile, allo scopo di ricentrare l’attenzione su Imma, alla quale esprimiamo tutta la nostra solidarietà, abbracciandola virtualmente assieme alla sua famiglia, perché abbracciando lei abbracciamo tutte le donne che subiscono e non hanno voce. In questa vicenda, OGNI DONNA È CHIAMATA IN CAUSA: siamo TUTTE IMMA. RESISTI IMMA! PERCHÉ IN QUESTO VIAGGIO ALL’INFERNO NON SEI SOLA.

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