Cronaca

Processo Rugolo. In aula ieri 21 testimoni tra loro anche i ragazzi del 360

Udienza fiume ieri al processo che si celebra innanzi al Tribunale di Enna contro Giuseppe Rugolo, il sacerdote imputato di violenza sessuale aggravata. L’udienza, con ben 21 testimoni da ascoltare, era iniziata introno alle 11,30 del mattino e si è conclusa alle 20,30. Ieri è stata la volta dei giovani del 360, l’associazione creata da Rugolo e dove sarebbero maturate violenze su altri adolescenti. Emergono anche altri episodi di abusi su giovanissimi che si sarebbero consumati nel corso di un ritiro, quando Rugolo era ancora seminarista. Momenti di tensione in aula quando l’avvocato di parte civile Eleanna Parasiliti Molica, ha letto una chat intercorsa tra Rugolo e il consigliere comunale del PD Marco Greco, coordinatore del 360, dalla quale si evince che anche padre Petralia, lo storico parroco del Duomo era a conoscenza delle violenze subite da Antonio Messina, il giovane che ha denunciato. Tutto questo farcito di scambi, nelle chat, di volgarità e doppi sensi, oltre che di chiari messaggi a sfondo sessuale. Mentre il tribunale ha rinunciato a sentire alcuni testi, seppur convocati, acquisendo gli interrogatori ai quali questi giovani erano stati sottoposti dalla Squadra Mobile di Enna nel corso delle indagini, per altri ha preferito l’esame in aula del teste. L’ultimo a deporre, quando era ormai sera, è stato proprio il giovane consigliere comunale Marco Greco, candidato e sostenuto da Rugolo, al quale avrebbe inviato, mentre questi era a Ferrara, un costante report sull’attività di Messina, anch’egli candidato ma in altra lista, dai facsimili ai post che quest’ultimo pubblicava. Greco ha confermato che durante i ritiri Rugolo avrebbe dormito con altri ragazzi, tanto che spesso lo apostrofavano “Rugola”, ed in particolare con uno che risulta tra le parti offese del processo. L’attività di controllo continuo e di isolamento di chi aveva osato denunciare, è confermata anche da altri testi che hanno raccontato come monsignor Spina, parroco di San Giovanni all’epoca dei fatti, avesse provato ad allontanare alcune giovani perché amiche del Messina. Stessa operazione di isolamento sarebbe stata messa in campo da Rugolo all’interno del 360. Il sacerdote avrebbe avvicinato alcuni ragazzi dicendo loro di allontanarsi dal Fai perchè c’era proprio Antonio Messina mentre montava l’astio contro la parrocchia Di Sant’Anna, alla cui guida c’era padre Fausciana, reo di avere raccontato al vescovo Gisana le violenze subite dal Messina. Ma il tema cardine della giornata sono state le centinaia di immagini a sfondo sessuale che circolavano tra le chat, alcune private ma altre afferenti a gruppi del 360, dove erano presenti anche minorenni. Immagini come stickers che non lasciavano spazio alla fantasia. In aula era presente anche Giuseppe Rugolo che non si è fatto scrupolo di trascinare in tribunale, seppure come testi, i suoi amati giovani, poco più che adolescenti, vittime del sacerdote quanto gli abusati, facendogli vivere ore di angoscia. Prossima udienza il 23 maggio, mentre la sentenza è attesa per il prossimo 11 luglio.

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