Attualità

Pagaria, sette liriche per un atto d’amore

Odio e amore, sono i due sentimenti che ogni comunità pone agli antipodi. Gli stessi che scattano fuori con immediatezza non appena conosci Mario Pagaria. Un collega, giornalista cinquantaquattrenne, con una laurea in Sociologia in tasca. Basta, però, una passeggiata insieme, in viale Diaz, suo regno, e l’odio scompare. Trova posto un profondo senso di amicizia. È un sentimento nobile che avvolge chi ne è permeato ma che inchioda senza tentennamenti gli ipocriti. Mario non conosce mezze misure, non ammette mediazioni; sull’altare della correttezza e linearità non transige. Lo è così tanto che è disposto a pagare qualsiasi prezzo, come del resto ha già fatto. Il suo difetto? È di una drasticità spaventosa, bene o male, in mezzo niente. Un tale animo non poteva non partorire espressioni che volano al di là del quotidiano vivere. Nei suoi anni di attività pubblicistica ha scritto tanto. Cronaca, articoli, servizi; un fiume di notizie è passato dalla sua penna ma il cuore, l’anima, ha partorito poesie che continuano ad incantare chi le legge. Non a caso recentemente sette sue liriche sono state selezionate dalla casa editrice Aletti per essere declamate dal maestro Alessandro Quasimodo, attore, regista, poeta e figlio del Nobel Salvatore, e dall’artista e poetessa Maria Cusani. Le poesie scelte sono: Amore nero, Capire, Certezza, Madre, Mare d’amore, Tenebra e Zolfara. I sette lavori, che possiedono un pregnante sapore sociale e religioso, saranno inseriti in un cd video che verrà messo in vendita entro novembre al prezzo di 20 euro. I soldi rientrano quale necessità all’interno del circuito editoriale ma non fanno breccia nel cuore di Mario: “Il ricavato, se ancora permane l’esigenza, sarà interamente devoluto all’acquisto di uno o più ventilatori polmonari per l’ospedale Umberto I di Enna, in alternativa le somme andranno al progetto dell’Associazione vita 21 di Enna, rivolto ai ragazzi Down, o dividendo a seconda del ricavato, ad entrambi gli scopi.” Niente per le tasche, tutto in beneficenza. “Fortunatamente – continua Mario – non ho problemi economici e posso dedicare il mio tempo alla scrittura creativa, alla lettura, allo studio della letteratura e alle opere filantropiche”. La poesia rappresenta il suo amore più profondo. La sua produzione ha ricevuto numerosi riconoscimenti in prestigiosi concorsi letterari nazionali ed internazionali. Pagaria ama ricordare la gratificazione ottenuta alla fiera del libro di Madrid con la poesia Tormento o il premio alla fiera del libro di Torino con il racconto “Amore a New York.” E ancora, i versi della Zolfara si sono imposti a Firenze con una giuria, composta da trenta membri, presieduta dal noto storico e autore di manuali universitari, prof. Franco Cardini. Se la poesia è il suo amore l’impegno sociale lo possiede a tutto tondo e difatti annuncia: “Pubblicherò a breve un romanzo la cui trama si sviluppa all’interno del fenomeno mafioso.” Da sempre Pagaria è un acerrimo nemico della mafia e di ogni contiguità tra malaffare e politica. “Ho conosciuto personalmente Antonino Caponnetto che insieme a Falcone e Borsellino, sono i miei paradigmi”. Amore per la poesia, impegno sociale e umanitario, tante ore passate a raccontare avvenimenti, tutto legato da un filo che porta, dritto dritto, al capo della sua vita: un profondo senso di religiosità. Mario Pagaria è infinitamente religioso ma sempre come può esserlo Mario, senza deroghe, senza ammiccamenti. Come piace dire a noi siciliani “sanu, sanu”. “Sono cattolico praticante, fondamentalmente libero da appartenenze politiche di ogni genere. Mi identifico con il cattocomunismo extraparlamentare. Per me essere cattolico vuol dire stare con chi soffre, sempre e quotidianamente. Mi batto, con tenacia, testardaggine ma con molta umiltà affinchè i diritti dei disabili possano essere finalmente affermati.” E’ tenace non fa mai sconti: “Ritengo che politica e istituzioni – conclude il poeta ennese – debbano perseguire il bene comune a 360 gradi. Non ho problemi a denunciare alla magistratura chi ha poca sensibilità civile nei confronti dei più deboli, degli ultimi”. L’autoproclamazione non è il suo verbo, ma comprare a novembre il cd con le sue sette liriche è veramente un atto d’amore.

Paolo Di Marco

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