Attualità

Musumeci provoca lo Stato sul problema immigrati

Non credo che il presidente della Regione, Nello Musumeci e i suoi collaboratori dell’Ufficio legale, nell’atto di emanare la recentissima ordinanza sugli immigrati non fossero stati perfettamente a conoscenza che la stessa non avrebbe avuto valenza pratica. E’ del tutto evidente che un governatore non può chiudere le frontiere neppure per i clandestini, tocca allo Stato agire. Musumeci allora tenta di intervenire, per quello che può, proprio su questo punto, “tocca allo Stato agire”, punzecchiandolo. Lo Stato ad oggi sta alla finestra e si è trasformato di fatto in una sorta di maggiordomo dell’accoglienza. Una scelta che a tirar le somme non soddisfa nessuno. Non soddisfa la Sicilia e i siciliani perchè si sentono, come sono, dimenticati; non soddisfa gli immigrati ai quali non viene riconosciuto un diritto al futuro ma preventivati altri e nuovi calvari; non soddisfa l’Italia intera che deve, presto o tardi, predisporre nuovi centri di accoglienza. Ma quale sarà il futuro di questa gente che fino a ieri veniva trasportata dalle Ong e oggi arriva a Lampedusa perfino con i barchini? Trovare una soluzione sembra interessare poco a chi nell’italico stivalone preme i bottoni del potere. Tanto è vero che al di là del conteggio giornaliero e notturno degli arrivi altra attività non è nota, come non sono noti accordi con altri paesi. Il problema è posto nel fondo dell’ultimo cassetto, la Sicilia, e non interessa neppure all’Europa che dal canto suo fa il gioco delle tre scimiette. Rispetto, però, al “non vedo, non sento, non parlo” nessuno grida allo scandalo, nessuno si straccia le vesti. Niente aiuti, nessuna soluzione, anche se la Sicilia nella somma giornaliera di positivi Covid 19 deve contare almeno un 30-40 per cento di immigrati. Ebbene a questo punto cosa fa il buon presidente della Regione, alza la voce lanciando una provocazione e sperando che almeno l’attenzione romana possa essere destata dai titoli dei giornali. Spero che abbia ragione ma ne dubito fortemente. La Sicilia storicamente per l’Italia non è stato un problema. È un’affermazione e non il solito piagnisteo meridionale. È stata ed è storia. La nostra isola per la Nazione è un riferimento geografico da sfruttare e non un luogo dove investire, tenuta buona con qualche dolcino. Ormai è facile avere notizia dei mancati trasferimenti poi investiti al Nord, della mancata attuazione dello Statuto regionale, dell’Iva dovuta al territorio e che invece va dritta dritta nelle casse del settentrione. E anche per l’immigrazione la solfa è la stessa. Mi piacerebbe accedere al gioco dell’impossibile e verificare cosa sarebbe successo se il flusso migratorio avrebbe preso di mira la Lombardia o il Veneto e se a queste due regioni fosse stato confezionato un regalo con dentro un folto numero di positivi. A Roma sarebbero saltati dalle sedie, pardon dalle poltrone, invece per la nostra isola sono stati messi in moto solo i maggiordomi dell’accoglienza. Covid 19 o non Covid 19 è una situazione che non può reggere prima di tutto perchè è proprio il grosso del numero degli immigrati che vogliono, giustamente, altro: approdare, varcare i confini e recarsi in zone dove poter lavorare e darsi un futuro. Invece l’Italia non prende di petto il problema ma garantisce approdo e centri di accoglienza che si stanno trasformando in bombe umane. Per una volta che lo Stato pensi alla Sicilia senza attendere le provocazioni di Musumeci anche perchè risolvendo questo problema risolverà un proprio problema che presto o tardi arriverà allo sconto.

Paolo Di Marco

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