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Fuga da Kiev: in fase di restauro un dipinto di San Giacinto

Proseguono i lavori di restauro del dipinto di San Giacinto che si trova all’interno dei locali della chiesa San Giovanni Battista il cui parroco è Don Giacomo Zangara di proprietà del F.E.C. Grazie all’interesse del prefetto Matilde Pirrera e ad un contributo concesso dal Rotary di Enna, guidato allora dall’ex presidente Enrico Alberto Croce, molto sensibile al recupero dei beni territoriali, l’opera è oggi oggetto di un restauro delicato sotto le mani dell’esperta Sonia Sutera riconosciuta dal MIC.
San Giacinto, è stato un religioso polacco appartenente all’Ordine dei Frati Predicatori. Fu ordinato sacerdote e poi canonico della cattedrale di Cracovia. A seguito del suo arrivo a Roma decise di diventare Domenicano intorno al 1221. Nel 1594 proclamato santo da Papa Clemente VIII. Il culto di Giacinto cominciò già dal giorno della sua sepoltura. La sua tomba nella chiesa dei Domenicani di Cracovia divenne meta di pellegrinaggi da parte di malati e bisognosi di aiuto, che vi accorrevano per invocarlo. Questo spinse i Domenicani a costituire, undici anni dopo la sua morte, una commissione per interrogare miracolati e testimoni, e riportare per iscritto con rigorosa esattezza gli avvenimenti piú straordinari. Nel 1543 vennero ritrovate le sue reliquie. Fu costruita una cappella ove tutt’oggi sono deposte e un è stato stabilito un giorno in sua memoria deciso da Pio X al 17 di agosto, data in cui è ancora ricordato dall’Ordine Domenicano.
La tela di San Giacinto si trova, come detto, all’interno della chiesa San Domenico meglio conosciuta come Chiesa di San Giovanni, edificata nel 1559, per volontà di Tommaso Fazello, frate domenicano, letterato e storico siciliano.
Nel DIPINTO OLIO SU TELA a dimensioni cm 202 x cm 170, San Giacinto appare vestito dell’abito domenicano. Nella mano destra impugna l’ostensorio e nell’altra una statua della Madonna. Questa simbologia riprende un racconto del XVI secolo in cui san Giacinto fuggiva con l’ostensorio durante l’attacco dei Tartari a Kiev e fu richiamato da Maria perché prendesse con sé anche la sua statua. I colori caldi ed intensi con effetti di luce e ombre tipici della pittura settecentesca. L’opera datata 1723, presenta una lacuna nell’estremità di sinistra, è ciò non ne permette l’attribuzione pittorica.
In basso a sinistra un Putto alato completa la scena arricchendola di colori nei panneggi e conferendo spessore e profondità prospettica.
La maestria del pittore è evidente nel movimento dei panneggi e nello sguardo del Santo che volge gli occhi alla statua monocrome che sorregge con la mano sinistra, come in senso di fiducia e riconoscenza nel divino. Ottimo il senso prospettico creato dal paesaggio nel lato destro richiamando l’eleganza dei paesaggi sloveni attraversati da laghi e montagne dai colori velati ben intrecciati tra caldi e freddi .
Il restauro, iniziato nel 2021, consentirà alla popolazione di beneficiare di un prezioso bene storico artistico che andrà a valorizzare il patrimonio locale.

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