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Tensione per la festa di Sant’Agata a Catania. Mons. Scionti: “Delinquenti, siete soli e isolati”

Rientro anticipato: annullata la salita di San Giuliano e saltato il canto delle clarisse

Momenti di tensione e caos hanno condotto al termine la grande festa di Sant’Agata a Catania. Erano appena le 8.30 del mattino, quando il fercolo di Sant’Agata era giunto ai quattro canti, dove, dopo le operazioni di scarico della cera votiva, si sarebbe effettuata la tradizionale salita di San Giuliano, momento saliente dei festeggiamenti agatini. Tuttavia, dopo quasi un’ora di attesa e di verifiche condotte dal capovara per sincerarsi che la salita potesse svolgersi in piena sicurezza, sono state individuate delle criticità, che hanno protratto ulteriormente la sosta di Sant’Agata. All’interno del cordone tirato dai devoti con il tipico sacco bianco, infatti, si registrava la presenza di un numero eccessivo di persone, tra le quali troppi ragazzini, rendendo insicuro lo svolgimento della salita. Il capovara Claudio Consoli, per queste ragioni, aveva invitato i devoti a sfoltire la folla all’interno del cordone, ma il suo appello è rimasto inascoltato, provocando l’annullamento della salita per ragioni di sicurezza, voluto dallo stesso capovara che ha subito commentato “è una vergogna”. La scelta ha influito anche sul canto latino delle clarisse di Via Crociferi, non più effettuato, momento toccante e significativo della processione di Sant’Agata, dato che la decisione è ricaduta anche sul percorso processionale, penalizzando la zona superiore alla salita di San Giuliano. La scelta di annullare la salita ha spaccato i devoti, poiché, mentre molti hanno appoggiato le ragioni del capovara volte a garantire la sicurezza della festa, altri si sono ulteriormente scagliati contro il provvedimento, tentando di bloccare il fercolo inginocchiandosi dinnanzi a quest’ultimo, dopo che le corde che trainano Sant’Agata erano state sciolte, fatto unico nella storia dei festeggiamenti agatini.
Il fercolo di Sant’Agata, così, ha fatto rientro in cattedrale in anticipo, attraverso la restante parte della Via Etnea che conduce a Piazza Duomo, tra l’amarezza dei catanesi e di quanti presenti.
In una gremita Piazza Duomo, prima delle operazioni utili a scendere dal fercolo le reliquie della patrona di Catania, il parroco della cattedrale, Mons. Barbaro Scionti, ha espresso il suo rammarico e denunciato pubblicamente l’atteggiamento di alcuni devoti facinorosi: “Quello che è avvenuto è molto grave. I devoti non sono ostaggio di nessuno, i devoti sono per Sant’Agata. Cari delinquenti, perchè di questo si tratta, siete soli ed isolati. Adesso fate silenzio perchè dobbiamo pregare”. Dopo queste durissime parole di Mons. Scionti, Sant’Agata è rientrata in Cattedrale per essere chiusa nel suo sacello, tra la commozione dei devoti, lo sparo dei fuochi pirotecnici e un insolito sentimento di rabbia e amarezza. La festa di Sant’Agata ha vissuto un momento storico segnato dal prevalere di un senso di giustizia, che non tutti potranno comprendere.

Antonio Messina

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