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“Trattata come una criminale dalla polizia che mi ha sequestrato il documento di mio figlio”. Storia di una madre ennese

“Sono stata trattata, insieme a mia madre e al mio bambino di appena 10 mesi, come una criminale dalla polizia di Torino e tutto questo perchè ho detto no ad una relazione. Usare mio figlio per punire me è una cosa che considero una violenza a tutti gli effetti”. A parlare è una farmacista di Enna che all’alba di stamani ha subito l’irruzione della polizia, in una stanza di un albergo del capoluogo piemontese, che gli ha sequestrato la carta d’identità del piccolo, nato da una relazione con un collega. Qualche giorno fa la donna aveva ricevuto la visita della polizia nella sua casa di Enna che gli aveva notificato un decreto del Questore di sequestro del documento d’identità del piccolo, valida anche per l’espatrio. “E’ una vicenda che riguarda la sfera privata di due genitori – dice il questore di Enna, Corrado Basile – E per questo, e a tutela del minore, non ritengo rilasciare alcuna dichiarazione”. ”Presenterò, attraverso il mio legale, un esposto alla Procura di Enna – dice la donna, che il prossimo lunedì inizia a lavorare in una farmacia torinese – Non sono mai stata interrogata da alcuno delle forze dell’Ordine e varie volte ho chiarito, facendo vedere il mio contratto di lavoro, che stavo recandomi a Torino per lavorare”. La farmacista si è rifiutata di consegnare il documento del figlio alla polizia di Enna perchè non ci sarebbe stato il tempo per chiedere e ottenere il rilascio di un nuovo documento d’identità del bambino e sarebbe , dunque, stata costretta o a lasciare il piccolo ai nonni o a rinunciare al lavoro. “Sono indignata – dice la telefono – perché solo ieri sera, alle 9, ho chiamato il padre di mio figlio comunicando dove mi trovassi e alle cinque di stamattina, in un giorno di festa e senza alcun provvedimento di un giudice, la polizia ha bussato alla mia camera di albergo mettendomi in difficoltà anche con tutti gli altri ospiti. Mia madre, che mi ha accompagnato a Torino, ha avuto un malore e mio figlio non smetteva di piangere. Non mi è stato comunicato il motivo del sequestro del documento. Sono qui per lavorare e crescere mio figlio e non sono certo una criminale”.

(Fonte Ansa)

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