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E’ uscito il libro “Racconti del Paniere” di Irene Varveri Nicoletti. Memorie di un passato che non merita l’oblio

Ha messo in fila delle storie di vita vissuta di un uomo d’altri tempi, il novantenne leonfortese Gesualdo Russo, fine intrecciatore di “cufini” e “panari” ed emblema di un passato la cui testimonianza è una traccia indelebile nella storiografia contemporanea di questa terra. E ha saputo riportarle in una prosa letteraria, in grado di coinvolgere il lettore in un ideale tuffo nel passato, negli anni in cui, come raccontò Leonardo Sciascia in uno dei suoi rari interventi pubblici, “tante parole erano cose; e tante delle cose che erano parole s’appartenevano ai mestieri”.
Nasce così “Racconti del paniere” di Irene Varveri Nicoletti (Euno Edizioni), leonfortese laureata in Storia dell’arte al DAMS di Torino ed in Scienze Sociali a Roma. “Racconti del paniere è una raccolta di brevi storie dedicate al signor Russo Gesualdo, maestro dell’arte dell’intreccio di cufina e panara, abilità comune tra i contadini dell’entroterra siciliano, che egli apprese fin dalla giovane età durante le pause dal lavoro di fatica – afferma l’autrice -. La realizzazione di tali manufatti oggi appare più come espressione artistica e recupero della tradizione che come produzione di arnesi dal fine meramente utile, tant’è che il signor Russo viene sovente invitato ad eventi artistici per presentare le sue creazioni”.
Funzionario di un ente pubblico, Irene Varveri Nicoletti ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti nazionali, occupandosi di progettualità artistica a finalità sociale. Consulente per le attività letterarie del Comune di Enna ed organizzatrice di eventi culturali, cura la rubrica “Due minuti di arte e parole” per una testata on line siciliana. Ha pubblicato nel 2018 la raccolta “Di terra e di nuvole. Brevi storie soffiate dallo scirocco”, con prefazione di Moni Ovadia.
Anche la copertina del libro è opera dell’autrice, uno splendido dipinto che raffigura, per l’appunto, un’evocativa immagine storica siciliana: “cufini” e “panari” e, in secondo piano, un suggestivo sfondo di fichi d’india. “Ebbi modo di conoscere il Sig. Russo in occasione di uno di questi incontri pubblici e, contestualmente, di venire a conoscenza del suo desiderio recondito di poter sfogliare delle pagine di carta stampata dedicati a fatti ed aneddoti della sua vita – prosegue Irene Varveri Nicoletti -. Novantenne dall’ottima memoria recente e pregressa, nato a Leonforte dove ancora vive, ha sempre dedicato la sua vita alla Madre Terra. Contadino o meglio viddano, come ama definirsi, non ha mai smesso di travagghiare tramutando anzi negli ultimi anni il lavoro in diletto”.
“I racconti della raccolta, che riprendono in più occasioni espressioni tipiche del mondo agreste isolano e scandiscono le varie età del protagonista, ambientati in terra sicula a volte arida, altre feconda e soleggiata, portatrice di vita ma anche di sventura, sono frutto di video interviste realizzate in tempo di quarantena per pandemia da Covid 19”.
“Il primo, introduttivo, narra della richiesta e del desiderio del signor Russo di poter leggere e sfogliare un libro scritto per lui, il secondo ne fotografa la nascita e l’infanzia mentre gli altri sono dedicati ai ricordi di guerra, di adolescenza, del servizio militare e al rapporto con le donne fino al matrimonio. Conclude la raccolta “U travagghiu”, il cui senso ha dato significato profondo all’intera vita di Russo Gesualdo viddanu e travagghiaturi”. Da qui la citazione di una frase che appartiene, per l’appunto, a Russo: “U travagghiu è un onore, chi non travagghia non cunta nenti e nenti avi di cuntare”.
Le storie di Russo, puntualizza ancora l’autrice, sono storie di ogni famiglia e diverse da qualsiasi altra, possedendo per la loro peculiarità il prezioso valore dell’unicità e della dignità della narrazione. “Non raccontarle equivale ad ignorare ciò che eravamo e ciò che siamo perché la memoria, sia essa di un singolo o collettiva, è patrimonio inestimabile di conoscenza ed esperienze. Le storie del signor Russo Gesualdo contribuiscono a preservare dall’oblio il passato della comunità e del nostro territorio dell’entroterra siculo che ha per sfondo la campagna, i suoi cambiamenti e le sue evoluzioni – conclude -. In un momento di imponente portata storica quale la pandemia da Covid 19 che ha colpito in misura massiva proprio gli anziani, spezzando vite ed interrompendo storie familiari, che ha costretto in molti casi all’isolamento i soggetti più fragili, raccogliere i racconti del signor Russo Gesualdo è stato un atto dovuto ed un segno di riconoscenza nei confronti di un’intera generazione. Avere ascoltato il suono delle sue parole, l’armonia di un dialetto infarcito di termini ormai desueti, aver trascorso del tempo insieme lui tra risate, proverbi ed evocazione di un tempo andato, ha rappresentato una delle maggiori esperienze della mia formazione umana e professionale. Non posso che dirgli grazie”.
Per il momento non sono in programma presentazioni, a causa dell’emergenza pandemica, ma a seguito delle richieste si sta già lavorando a un grande evento, uno spettacolo da organizzare quando le condizioni sanitarie lo consentiranno in assoluta sicurezza.
Il testo è disponibile presso la Libreria Mecenate e sul  dell’editore.
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