Medicina

La Fibromialgia

Cosa è la fibromialgia e quale è la prevalenza

La fibromialgia è tra le cause più comuni di dolore cronico diffuso. E’ presente come entità clinica autonoma in tutte le classificazioni internazionali del dolore cronico ed è riconosciuta praticamente in tutti i paesi a livello di sistema sanitario pubblico o a livello assicurativo privato, con alcune eccezioni come l’Italia . In relazione ai criteri diagnostici utilizzati, la prevalenza oscilla intorno al 2-3 % della popolazione. I criteri diagnostici per la fibromialgia sono stati originariamente pubblicati nel 1990 e comprendevano la presenza di dolore cronico diffuso da almeno 3 mesi associato a 11/18 tender points. Utilizzando questa definizione, quasi tutti i pazienti​ affetti da fibromialgia erano di sesso femminile poiché le donne hanno molti più tender points evocabili rispetto ai pazienti di sesso maschile. I nuovi criteri diagnostici invece sono esclusivamente basati sui sintomi clinici e non richiedono la conta dei tender points. Con i nuovi criteri diagnostici la malattia ha un rapporto uomo/donna di 1/3, simile a quello di altre condizioni dolorose croniche. La fibromialgia può osservarsi ad ogni età, compresa l’infanzia. La prevalenza è simile in differenti paesi e gruppi etnici; non vi è alcuna evidenza che la fibromialgia si manifesti con una maggiore prevalenza nei paesi industrializzati o culturalmente più evoluti.

I pazienti che sviluppano la fibromialgia presentano una storia clinica di dolore cronico persistente su tutto il loro corpo. Circa il 30% della popolazione presenta un dolore cronico regionale o diffuso durante l’esistenza. Il paziente predisposto al dolore fibromialgico manifesta molti episodi di dolore cronico nella sua vita; infatti i pazienti fibromialgici spesso riferiscono cefalea, dismenorrea, disfunzione temporo-mandibolare, fatica cronica, cistite interstiziale/sindrome dell’uretra irritabile, colon irritabile e altre sindromi dolorose regionali (ad es. cervicalgia e lombalgia). Quello che al medico potrebbe apparire come una manifestazione acuta può essere semplicemente un’altra regione del corpo associata, occasionalmente o in maniera permanente, al dolore cronico diffuso.

La​ sindrome fibromialgica manca di alterazioni di laboratorio o di specifici biomarcatori, di conseguenza la diagnosi dipende principalmente dai sintomi che il paziente riferisce.

Negli ultimi 20 anni, tuttavia, la fibromialgia è stata meglio definita attraverso studi che hanno stabilito gli aspetti eziopatogenetici della sindrome. Questi studi hanno dimostrato che certi sintomi, come il dolore muscolo-scheletrico diffuso e la presenza di specifiche aree algogene alla digitopressione (tender points), la stanchezza cronica, i disturbi del sonno e alterazioni neurocognitive sono presenti nei pazienti affetti da sindrome fibromialgica e non comunemente nelle persone sane o in pazienti affetti da altre patologie reumatiche dolorose, e sono connesse a modificazioni delle soglia di percezione del dolore (sindrome da sensibilizzazione centrale) accompagnate ad alterazioni neuroendocrine e/o psico-affettive.

Come si esegue la diagnosi (criteri diagnostici)

La FM, diagnosticata in accordo ai criteri preliminari dell’American College of Rheumatology (ACR) del 2010, successivamente modificati nel 2011, è una sindrome caratterizzata da dolore cronico diffuso e un insieme di sintomi somatici che includono principalmente disturbi del sonno, disfunzioni cognitive e affaticamento, ma possono comprendere anche alterazioni del tono dell’umore. I recenti criteri del 2016 hanno portato a piccole modificazioni numeriche ma soprattutto hanno ripreso il concetto di dolore diffuso (infatti le aree algogene devono includere almeno 4 di 5 aree topografiche definite dai criteri) e la diagnosi di fibromialgia non è esclusa dalla presenza di altre patologie associate.

Sebbene non ancora completamente chiarita, la patogenesi della FM è incentrata soprattutto su disfunzioni del sistema nervoso piuttosto che dell’apparato muscolo-scheletrico, come farebbe pensare la sua definizione tassonomica.

La FM ha un notevole impatto sulla qualità di vita del paziente, dal punto di vista personale e sociale, con i relativi costi diretti e indiretti. Infine, la FM può sovrapporsi e aggravare altre patologie di pertinenza reumatologica, influenzandone il decorso e la risposta alla terapia. Per tutti questi motivi un algoritmo standardizzato, volto ad una gestione strutturata ed organica della malattia, dovrebbe sostituire l’attuale approccio al paziente fibromialgico spesso dettato da scelte mediche individuali.

La sindrome fibromialgica è un’entita clinica riconosciuta e riconoscibile ?

La FM è una condizione medica riconosciuta, definita da criteri diagnostici, e valutata attraverso delle scale di severità . La diagnosi di FM rimane comunque di esclusione, pertanto molti pazienti possono avere dei considerevoli ritardi diagnostici con conseguente impatto sulla malattia a lungo termine . I criteri classificativi presentano alcune criticità quali l’esatta definizione di dolore cronico e la rilevanza dei sintomi somatici associati, che sono caratterizzati da una notevole variabilità tra i pazienti e in uno stesso paziente nel corso del tempo .

 

Il dolore cronico diffuso è considerato il sintomo principale della FM, mentre vi è minore unanimità sui sintomi somatici, i quali possono manifestarsi in modo diverso da paziente a paziente, con un variabile contributo allo stato globale di salute. Pertanto, l’uso di metodiche atte a pesare i singoli sintomi nei vari pazienti, in linea con il concetto generale dei patient-reported outcomes (PROs), potrebbe meglio riflettere lo stato di salute generale del paziente rispetto all’impiego di valutazioni più generiche. L’uso dei PROs si è diffuso ampiamente dai trials clinici agli studi osservazionali e alla pratica clinica corrente. Ciò potrebbe permettere di identificare il sintomo di maggiore importanza per ogni singolo paziente e guidare una terapia su misura, permettendo di creare delle sottocategorie di pazienti che potrebbero beneficiare di trattamenti distinti e individualizzati (40).

La prevenzione, così come la diagnosi precoce della FM, rimane ancora una condizione utopistica. Non si conoscono ancora i fattori di rischio della malattia, sebbene alcuni studi abbiano dimostrato che una predisposizione genetica ed eventi stressanti uniti a una scarsa capacità di farvi fronte potrebbero contribuire allo sviluppo della patologia. Alcune forme di dolore localizzato potrebbero evolvere verso un dolore cronico generalizzato.

Non si hanno ancora informazioni certe su come la diagnosi precoce di FM potrebbe influenzarne l’andamento clinico, ma è intuibile pensare che il riconoscimento precoce della sindrome o di sintomi prodromici in una fase precoce potrebbe prevenire il ricorso a trattamenti farmacologici, prediligendo invece approcci non farmacologici come la psicoterapia o il ricondizionamento fisico allo sforzo. I medici di medicina generale dovrebbero essere educati e istruiti tramite programmi informativi ai fini dell’individuazione precoce dei pazienti con/a rischio di FM incontrati durante la normale attività clinica di routine.

Al momento, i criteri diagnostici ACR e le linee guida internazionali sconsigliano l’uso dei soli questionari di auto-somministrazione per la diagnosi di FM; essendo invece a tale scopo molto più importante l’inquadramento clinico globale e quanto riferito del paziente e filtrato dal personale sanitario competente.

Quale è la prognosi della sindrome fibromialgica ?

Per quando riguarda gli effetti a lungo termine della FM, alcuni studi osservazionali a lungo termine hanno dimostrato che i sintomi persistono nel tempo, sebbene il reale impatto sulla qualità di vita sia poco chiaro. Soggetti in età giovanile con diagnosi di FM hanno un’alta probabilità di soffrire di questa malattia anche in età adulta, con conseguente impatto negativo sul versante emotivo e fisico. Tuttavia, fattori confondenti come il ritardo diagnostico, la durata dei sintomi, altre comorbidità e fattori sociali o ambientali possono influenzare l’andamento della malattia nel tempo. Inoltre, assetti cognitivi caratterizzati da alti livelli di ipervigilanza e catastrofismo sono notoriamente associate a scarsi miglioramenti nel tempo; tuttavia se prontamente individuate e trattate con approcci non farmacologici, le conseguenze sulla cronicizzazione e sulla severità potrebbero essere di gran lunga ridotte. Inoltre non è ancora chiaro se il fenotipo della FM possa cambiare nel tempo. E’ stato dimostrato ad esempio che un singolo individuo potrebbe sperimentare sintomi diversi nel corso della malattia.

La terapia multimodale del paziente fibromialgico

La pubblicazione delle recenti raccomandazioni EULAR per il trattamento della sindrome fibromialgica ci consente di trarre spunti significativi dalla revisione dei dati della letteratura. L’approccio terapeutico rimane un approccio multimodale nel quale il trattamento non farmacologico e quello farmacologico giocano un ruolo sinergico ma assolutamente individuale nella gestione del paziente nella pratica quotidiana .

Farmaci

Gli antidepressivi, gli oppioidi, i FANS, i sedativi, i miorilassanti e gli antiepilettici sono solo alcuni dei numerosi farmaci che vengono utilizzati per il trattamento della FM; nonostante la miglior comprensione dei meccanismi patogenetici alla base di questa malattia, tuttavia, i risultati ottenuti con il solo trattamento farmacologico sono spesso insoddisfacenti anche se la ricerca farmacologica negli ultimi anni ha reso disponibili numerose molecole ad azione antidolorifica centrale.

I farmaci che si sono dimostrati maggiormente efficaci nel trattamento della FM sono quelli che agiscono a livello del SNC, come gli antidepressivi, i miorilassanti e gli anticonvulsivanti; queste sostanze agirebbero a livello dei neuromediatori (ad es. serotonina, noradrenalina, sostanza P, ecc.) le cui modificazioni avrebbero un ruolo patogenetico nel determinismo di questa malattia.

Esercizio e terapie fisiche

Due tra i principali obiettivi del trattamento della fibromialgia sono le tecniche di stiramento muscolare e di allenamento dei muscoli dolenti e l’incremento graduale del fitness cardiovascolare (aerobico). Molte persone possono prendere parte ad un programma di esercizi che determina un senso di benessere, un aumento della resistenza muscolare e una diminuzione del dolore. L’esercizio aerobico si è dimostrato efficace per i pazienti affetti da fibromialgia. Il paziente può essere riluttante ad esercitarsi se ha già dolore e se si sente stanco. Attività aerobica a basso impatto, come camminare, andare in bicicletta, nuotare o fare esercizi in acqua sono generalmente il modo migliore di iniziare un programma di esercizi. Occorre allenarsi regolarmente, ad esempio a giorni alterni aumentando gradualmente l’attività fisica per raggiungere un migliore livello di forma fisica.

Importante è stirare gentilmente i propri muscoli e muovere le articolazioni attraverso un’adeguata mobilizzazione articolare giornalmente e prima e dopo gli esercizi aerobici. È utile consultare un terapista della riabilitazione che aiuti a stabilire uno specifico programma di esercizi per migliorare la postura, la flessibilità e la forma fisica. Terapie psicologiche

ll trattamento cognitivo-comportamentale (CBT) è stato utilizzato come base per parecchi programmi di trattamento del dolore e dello stress. Gli interventi CBT richiedono la collaborazione attiva del paziente.

I programmi CBT sono sessioni di gruppo di 1-2 ore per 5-10 settimane. Questi gruppi sono generalmente condotti da psicologi o da professionisti istruiti appositamente. Alcuni studi supportano l’efficacia del trattamento educazionale purché associato a strategie terapeutiche multimodali più complesse da parte di specialisti per il dolore che lavorano in maniera multidisciplinare su protocolli terapeutici per i pazienti affetti da FM. Alcuni di questi studi combinavano l’educazione del paziente e/o la terapia CBT con l’esercizio; nella maggior parte di questi studi è stato evidenziato alla fine del trattamento un miglioramento significativo in una o più delle variabili cliniche considerate.

Terapie alternative

Anche le terapie cosiddette non convenzionali quali gli integratori dietetici o i trattamenti non farmacologici come ad es. il biofeedback, l’agopuntura, la ginnastica dolce e lo yoga possono avere effetti positivi sui sintomi del paziente fibromialgico.

Un approccio corretto del paziente fibromialgico

Spesso i pazienti affetti da fibromialgia si sottopongono a molti test e vengono visitati da molti specialisti mentre sono alla ricerca di una risposta sulla causa della loro malattia. Questo porta a paura e frustrazione, che possono aumentare la percezione del dolore. Ai pazienti fibromialgici viene spesso detto che, poiché obiettivamente non hanno nulla e gli esami di laboratorio risultano nella norma, non hanno una reale malattia. I familiari, gli amici e spesso il medico di famiglia possono dubitare dell’esistenza di tali disturbi, l’isolamento, i sensi di colpa e la rabbia nei pazienti fibromialgici.

Il paziente con FM, la sua famiglia e i medici devono sapere che la FM è una causa reale di dolore cronico e di stanchezza e deve essere affrontata come qualunque altra patologia cronica. Fortunatamente, la fibromialgia non è una malattia mortale e non causa deformità.

Sebbene i sintomi possano variare di intensità, la condizione clinica generale raramente peggiora col trascorrere del tempo. Spesso il solo fatto di sapere che la fibromialgia non è una malattia progressiva e invalidante permette ai pazienti di non continuare a sottoporsi ad esami costosi e inutili e a sviluppare un’attitudine positiva nei confronti della malattia.

L’educazione e la conoscenza della malattia pertanto giocano un ruolo importante nella strategia terapeutica. Più il paziente è informato sulla fibromialgia e più cerca di adattarsi alla malattia stessa, migliore è la prognosi della fibromialgia.

I gruppi di supporto, le pubblicazioni, i siti internet sono una fonte di informazione per molti pazienti; spesso il sapere che non si è soli può costituire una fonte di supporto.

Alcuni pazienti con fibromialgia possono avere sintomi così severi da renderli incapaci di svolgere una normale attività lavorativa e una soddisfacente vita di relazione. Questi pazienti richiedono una maggiore attenzione ed un approccio multidisciplinare che coinvolga il terapista della riabilitazione e occupazionale, il reumatologo e lo psicologo.

Molti pazienti con la fibromialgia migliorano e sono in grado di convivere con la propria malattia in maniera soddisfacente. Tuttavia, una migliore comprensione delle cause della fibromialgia e dei fattori che la possono aggravare o rendere cronica è necessaria così come è auspicabile una migliore terapia farmacologica, oltre alla possibilità di misure preventive.

L’Aisf Onlus (Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica )dal 2005 si occupa di sostenere e supportare i pazienti fibromialgici attraverso delle sezioni locali sparsi in tutto il territorio nazionale.

In Sicilia dal 2016 è presente la sezione Bagheria-Palermo ,che lavora per potere assicurare assistenza ,informazione,guida al paziente e per tale scopo organizza una serie di iniziative utili come quella del 9 Febbraio 2019″In piazza per la Fibromialgia consulenze reumatologiche e antalgiche per la fibromialgia” dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle 14.00 alle 17.00 in Corso Umberto a Bagheria .

Le consulenze verranno eseguite dalle dott.sse Monica Sapio terapista del dolore dell”Ospedale Buccheri La Ferla e Giuliana Guggino reumatologa del Policlinico di Palermo .

Per info chiamare la Vicepresidente Area sud Italia e referente della Regione Sicilia Fabio Giusy al 3277964486.

Prof.Piercarlo Sarzi Puttini

Giusy Fabio

 

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