Religione

Domenica delle Palme. Il racconto della Passione come storia in cui riconoscersi

“Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «Donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di loro!». Ma Pietro rispose: «No, non lo sono!». Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito, pianse amaramente”. (Lc 22,54-62)

“Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò. Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: <Veramente quest’uomo era giusto>”. (Lc 23, 33 – 47)

Come è stato scritto “il racconto della Passione di Gesù (qui riproposto nella parte relativa a Pietro e alla crocifissione) di per sé non andrebbe commentato perché tutta la Santa Scrittura è un commento già fatto a questi eventi e a sua volta trova nella Croce la chiave interpretativa del suo enigma. Dovrebbe essere solo una Parola da proclamare, pregare, baciare, adorare”. Tale racconto, inoltre, per le dinamiche del cuore umano che descrive, ci permette di rileggere la nostra vita. Tutte le figure che vi troviamo, individuali o collettive, consentono infatti di potersi rispecchiare in esse ciascuna per un particolare aspetto dell’agire umano che rappresenta (folla, discepoli, Giuda, Pietro, Pilato, Erode, soldati, centurione…) Il racconto inizia con la cena pasquale nella quale Gesù consegna agli apostoli l’insegnamento sul suo essere “servo” in mezzo a loro e affida a Pietro la missione di confermare i suoi fratelli dopo aver pregato per la sua fede incerta e preconizzato il suo rinnegamento; prosegue con l’agonia di Gesù nel Getsemani e con il processo, la condanna e il cammino verso il Golgota; termina con la crocifissione di Gesù e le sue ultime e brevi parole (“Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”). Sulla croce Dio tace, ma il suo silenzio grida la sua essenza che è Amore e nell’amore Dio e l’uomo diventano una sola carne. Sulla croce vediamo Dio faccia a faccia, senza più veli, in ciò che si è fatto per noi, mentre il resto della Sacra Scrittura ce lo rivela solo “di spalle”, per quello che ha fatto per noi. “L’essenza del Cristianesimo è la contemplazione del volto del Dio crocifisso” (C.M.Martini). Dio è onnipotente solo nell’amore e questo lo mostra soprattutto sulla croce: perdona i nemici e dona il regno ai ladroni! E così la vittima diventa il difensore dei suoi carnefici; colui che è sottoposto alla loro cattiveria li affida alla misericordia del Padre perché abbia pietà di loro. Dio ci ama di un amore fedele che sta con noi anche quando noi non stiamo con lui. La follia e lo scandalo della croce fondano il cristianesimo nel suo carattere di paradossalità. La croce diventa una cattedra esistenziale che insegna che “l’unico modo di vincere è perdere, l’unico modo di possedere è condividere, l’unico modo di vivere è morire amando”.  Gesù si incarna ed entra nella sofferenza e nella morte per essere con noi e come noi. Sta dentro la nostra umanità “fino ad esserne travolto, impastato della nostra stessa storia”.

Ripercorrere il cammino della passione vuol dire anche fare un percorso di conversione, ritrovare la strada che conduce alla casa del Padre, come il figliol prodigo. Pietro fa questo percorso -dentro le vicende drammatiche della passione di Gesù- e trovandosi al fuoco per scaldarsi (nel cortile della casa del sommo sacerdote dove Gesù era stato condotto, da lui seguito da lontano per non essere riconosciuto) “vi trova invece una luce che lo svela. Come il figlio prodigo che si incolla ai porci di un padrone, Pietro si incolla al fuoco di un cortile, ma proprio lì, nel momento più profondo della sua perdizione, scopre veramente di cosa ha fame”. Fame di affetti, fame dell’amore dell’amico Gesù che -dopo che per tre volte Pietro lo rinnega- volge il suo sguardo verso di lui e lo fissa guardandolo dentro. E Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto (“Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte”) e, uscito dal luogo in cui si trovava, pianse amaramente. Attraverso le lacrime, Pietro inizierà il percorso che lo condurrà definitivamente all’incontro con l’amico tradito, riprendendo il cammino verso casa, e avendo acquisito -con l’esperienza del pianto- una nuova prospettiva, non più quella della potenza e dell’illusione, ma della fragilità e del bisogno.

E’ nel cortile della vita quotidiana che noi cristiani -come Pietro- mettiamo a nudo la nostra identità di uomini facili ai compromessi, agli alibi, alle paure, alle incoerenze, al peccato. Ma è proprio in questo cortile che siamo raggiunti dallo sguardo penetrante di Gesù che ci offre sempre il suo amore perdonante e “fa cadere le foglie di fico delle nostre presunzioni religiose”. Pietro si ricorda delle parole precedentemente dette da Gesù: ricordarsi della Parola del Signore è il principio della conversione.

Come entrare nei giorni della Settimana Santa cui ci introduce la Domenica delle Palme? Attraverso il gesto della spoliazione di ogni volontà di potere capace di generare solo conflitti e contrapposizioni e recuperando le ferite relazionali in cui siamo coinvolti nella condizione di feriti o di feritori.

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