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COVID. TRENTACOSTE: NO AD OSPEDALI MISTI, ALL’OSPEDALE DI ENNA PERCORSI COVID E NON COVID SEPARATI DA UNA SEMPLICE LINEA PER TERRA. LA SOLUZIONE E’ L’EX CISS DI PERGUSA

“Percorsi Covid e percorsi utenti ordinari nello stesso corridoio, separati da una semplice linea per terra. Accade all’interno dell’Ospedale ‘Umberto I’ di Enna. Una scelta discutibile, che mette a rischio i pazienti e lo stesso personale sanitario: così facendo, l’Ospedale rischia di diventare un potenziale luogo di contagio. L’ASP di Enna sta ripetendo lo stesso errore commesso nei mesi di marzo e aprile”. Così il senatore del Movimento 5 Stelle Fabrizio Trentacoste, che aggiunge: “Prima che sia troppo tardi, bisogna porre fine all’uso misto delle strutture ospedaliere. È fondamentale individuare strutture dedicate ai pazienti Covid e l’Ospedale di Enna non deve tornare a esserlo, come avevo detto sette mesi fa. Lo ripeto di nuovo oggi: l’Umberto I è una struttura di riferimento per l’intera provincia di Enna e non può ritornare ad essere Centro Covid provinciale”.

 

“La soluzione – afferma Trentacoste – è sotto ai nostri occhi, sin dall’inizio dell’emergenza. Una soluzione che avevo già proposto lo scorso marzo: destinare l’ex Ciss di Pergusa per la gestione dell’emergenza sanitaria. La questione era anche stata discussa tra il direttore dell’ASP di Enna Francesco Iudica e l’Assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, ma l’Amministrazione regionale non ha dato seguito all’idea, senza spiegarne il perché. Nemmeno nei mesi estivi, in cui l’emergenza aveva subito un rallentamento, ci si è adoperati per fare attivare l’energia elettrica e sistemare la strada di accesso, interventi minimi che avrebbero avuto costi molto contenuti per rendere definitivamente utilizzabile l’intero edificio”.

“Come ho già spiegato, la grande struttura di Pergusa, – conclude il senatore – si presterebbe perfettamente all’emergenza sanitaria, visto che si trova fuori dal centro abitato, ma ben collegata e facilmente raggiungibile dai comuni della provincia, così come dall’autostrada. Inoltre, con i suoi 7200 mq, la struttura, potrebbe ospitare 250 posti letto. La conversione della struttura, mai entrata in funzione, superato il problema del personale, permetterebbe di non intaccare altri posti della sanità pubblica a livello provinciale. In ultimo, tale scelta permetterebbe alle attività ricettive della zona di tornare a lavorare, ospitando per esempio il personale medico-sanitario impegnato nel centro Covid, che in molti casi preferirebbe non rientrare nelle proprie abitazioni, per paura di contagiare i familiari. Una tale incompiuta, in questo momento di difficoltà, risulta ancora più inaccettabile, in termini di opportunità per il nostro territorio e di risposte all’emergenza sanitaria in corso, come anche per l’occupazione complessiva”.

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