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Pd: Giuseppe Arena in corsa per le primarie regionali

La politica siciliana si lancia nel suo ultimo step di legislatura. In autunno sono in programma le elezioni regionali per affidare il nuovo mandato quinquennale al presidente e alla nuova Ars. Il frullatore dei partiti è già attivato per la designazione dei candidati. E dentro la coalizione di centrosinistra il Pd intende riaffidarsi al sistema delle primarie per la scelta dei candidati. Considerato che la chiamata alle urne, per il popolo piddino, non può allungarsi a dopo metà maggio cominciano a profilarsi le prime candidature. Nei giorni scorsi un passo avanti in tal senso è stato fatto dall’ex sindaco di Piazza Armerina Filippo Miroddi; ambienti interni al partito ritengono, poi, che la partecipazione di Fabio Venezia, primo cittadino di Troina sia pressocchè scontata. Adesso si concretizza anche la candidatura di Giuseppe Arena, ex sindaco di Centuripe per ben 10 anni, e volto notissimo negli ambienti di partito non foss’altro per essere stato il primo segretario provinciale del Pd e, prima ancora, coordinatore del comitato “14 ottobre” che poi portò alla costruzione del partito in provincia. Arena, 57 anni avvocato e docente universitario a contratto, si sente particolarmente legato a quel comitato: “Questo è certo. Di quel momento ricordo con emozione il grande entusiasmo di tutti noi che mettevamo insieme culture e storie politiche diverse a servizio di un progetto comune per dare sostanza ad un sogno che vedesse una forza autenticamente riformatrice prendere corpo nel nostro territorio”. 

 

Elemento fondante del Pd sono state le primarie, lo sono ancora adesso? E continuano ad essere uno strumento attuale e utile?

 

Ho sempre creduto nelle primarie come strumento democratico e straordinario per la selezione delle candidature e, lo è soprattutto in questo momento. Ecco perchè voglio ringraziare pubblicamente Fabio Venezia che le ha proposte, raccogliendo l’esigenza espressa da più parti di allargare il più possibile il campo del Partito Democratico. 

 

Avvocato Arena, lei ha annunciato la sua candidatura alle primarie del Pd perchè questa nuova discesa in campo dopo anni di silenzio politico?

 

Il motivo è senz’altro profondo e propone le sue radici in quello che è successo in questi ultimi due anni. Un virus sconosciuto e inaspettato ha sconvolto le esistenze di ognuno di noi; ha capovolto certezze assodate, mettendo in discussione il modello di sviluppo della nostra comunità. La grande fragilità delle società, quelle dell’avanzato Occidente innanzitutto, sono state piegate da un virus  non visibile e impercettibile. Di fronte a tutto questo ciascuno di noi è chiamato a fare la propria parte. Ho, quindi, avvertito il dovere forte di dare il mio contributo al dibattito che, su questi temi, dovrà coinvolgere il nostro territorio e la nostra Sicilia.

 

L’ultimo decennio non è stato particolarmente foriero di novità stimolanti per il Pd ennese. Anni e anni di commissariamento che ha solo sbarrato i battenti all’attività interna, poi riconquistata la fase democratica due anni di pandemia. Una batosta terrificante per il Paese e per il sistema dei partiti. Un’azione rivitalizzante sembra necessaria

 

È questa è la sfida che mi sento di cogliere, riportare all’interno del partito tutte quelle sensibilità che, per troppo tempo, sono rimaste alla finestra, per trasformare la crisi che stiamo vivendo in un’opportunità di rilancio. Oggi il nostro Paese è chiamato a scegliere la strategia da adottare rispetto l’uscita della crisi. Ritengo che le possibili opzioni sono due: un ritorno alla situazione precedente, una volta apportati gli aggiustamenti urgenti e necessari, oppure puntare sulla “resilienza trasformativa”. Questa indica la capacità di resistenza del sistema nei confronti di future crisi con la consapevolezza della necessità di costruire un nuovo modello di sviluppo in cui territori interni come la provincia di Enna possono avere un ruolo centrale.

 

Come dire resistenza e rilancio. Come fare?

 

Il rilancio delle aree interne è di certo una sfida difficile ma al contempo anche l’unica opportunità concreta per far ripartire la Sicilia. Perchè è ormai chiaro a tutti che la prima, fondamentale traccia del cambiamento necessario, è quella che si sintetizza nella formula dello sviluppo sostenibile. Quello sviluppo già propugnato nella “Laudato Sì”, l’enciclica di Papa Francesco sulla cura della “casa comune” in cui la preoccupazione per la natura, l’equità e l’impegno nella società risultano inseparabili, che non risponde a una visione per illuminati e solitari profeti, ma è la prospettiva che più unifica le giovani generazioni, in ogni parte del mondo. Ecco perchè in un’area come la provincia di Enna, che si distingue per la sua storia, per il territorio e per le potenzialità ancora inespresse, è necessario che le forze sane facciano sistema. Cosa già accaduta anni fa quando la sinergia tra Istituzioni, forze sociali ed imprenditoriali consentì la realizzazione di imprese importanti, prima fra tutte l’istituzione dell’Università Kore.

Una sinergia probabilmente assente in questi ultimi anni?

Credo che più che mancare la sinergia sia mancata la regia. Ritengo che la mancanza di una guida politica dell’Ente Provincia, oggi Libero consorzio, è stato uno dei problemi principali. A questo riguardo la politica regionale deve dare un segnale forte, ritornando all’elezione diretta del presidente e del consiglio provinciale. Bisogna superare definitivamente la logica del rinvio che ha di fatto cancellato le ex Province siciliane dall’agenda politica. Le ha sacrificate sull’altare di tagli ragionieristici che non hanno mai prodotto un’analisi seria su quelli che sarebbero stati davvero i costi e i benefici di una loro abolizione.

 

Avvocato Arena, due parole chiave per definire la sua discesa in campo per le primarie del Pd?

 

Apertura e coinvolgimento. Non ho mai creduto ai solisti ma alla forza del gioco di squadra. Lo racconta la mia storia personale. Pur avendo una storia e una tradizione politica radicata, ho sempre cercato di aprire il più possibile la partecipazione e interpretare l’appartenenza al Pd, da segretario come da semplice iscritto, in questa direzione. Per questo cercherò di riportare nel partito tante persone che si sono allontanate, perché, oggi più che mai, serve il contributo di tutti. 

 

Paolo Di Marco

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