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Elezioni comunali. Ha vinto Dipietro, ha perso il Pd

Chi ha vinto e chi ha perso ad Enna questa volta è davvero chiaro. Ha vinto il sindaco uscente Maurizio Dipietro con tutta la sua coalizione dove i vari Alloro, Gargaglione, Colianni, Campanile e Contino si sono dimostrati dei Caterpillar della strategia e del voto. Ha perso il Pd ridotto ai minimi termini rispetto alle passate competizioni elettorali. Il risultato è talmente chiaro che c’è poco da analizzare. Bisogna puntare il bisturi più giù, negli anni passati, per tentare di capire cosa ha determinato la Waterloo elettorale piddina. La risposta è semplice, la sete di vendetta ha preso il posto delle ragioni politiche. Per tutta la cosidetta seconda Repubblica, quando l’altalena centrosinistra/centrodestra ha gestito ogni cosa in Italia, in provincia di Enna e particolarmente nel capoluogo l’asse politico di centrosinistra ha dominato in lungo e in largo la vita stessa del territorio. Un tale dominio ha prodotto vittorie su vittorie ma al tempo stesso tante, troppe inimicizie che hanno incancrenito i rapporti personali fra i vari esponenti politici. Per tanti il percorso che in precedenza era lo stesso poi ha preso corso in mille rivoli, gli amici e i compagni di un tempo sono diventati prima avversari e poi addirittura nemici da abbattere. Dalla stagione delle alleanze o del partito unico, Pd, i contendenti sono passati ben presto alla stagione dei veleni e delle vendette. E così sono state perse le rappresentanze in parlamento e all’Ars. Anche quest’ultima campagna elettorale più che avere un sapore politico è sembrata essere impregnata da livore astioso. Un ultimo tassello di un tragitto lungo segnato da tremendi errori con il Pd ennese che ha offerto all’opinione pubblica la sequenza di una classe dirigente impegnata solo e solamente nella gestione del potere e poco interessata alla programmazione di uno sviluppo sostenibile, termine comprensivo di tutto e non solo di quello spiccatamente ambientale, del territorio. La diaspora iniziò oltre un decennio fa con l’accusa a chi gestiva il partito di scarsa trasparenza e controllo personalistico dello stesso. La polemica diventò ben presto costante, feroce e senza limiti. L’arrivo di Renzi alla segreteria nazionale sembrò a tanti l’avvio di una svolta. Ma fu solo un’illusione. In provincia venne nominato un commissaro che all’istante dimenticò perfino dove si trovasse Enna, chiuse tutto e bandì il dibattito interno. Senza confronto sui temi politici il rancore si fece strada e rafforzò sconfinatamente la sete di vendetta. Per molti quel periodo rappresentò la fine di un impegno. Preferirono la comoda sponda di un fiume dove attendere il passaggio del nemico per farlo diventare cadavere. Altri, invece, hanno trovato la ragioni di una nuova partecipazione politica in diversi partiti o coalizioni ed hanno colpito con impegno e determinazione. Altri ancora rimasero dentro il Pd ma non per questo si rivelarono angeli. I dati elettorali del territorio assegnano, stretto stretto, ad una possibile area piddina oltre il 35 %, inserendo anche il risultato della lista dell’Udc, partito questo che fa riferimento al centrodestra, ma dove l’ex deputato Gaetano Rabbito ha lavorato intensamente per immettere numerosi candidati. A questo dato va aggiunto che fra gli eletti consiglieri di maggioranza i più votati sono di estrazione di sinistra, parte politica che oggi conterebbe, facendo le debite valutazioni, almeno 15/16 consiglieri su 24. Senza contare poi che anche il sindaco, rieletto a furor di popolo, può vantare un passato tutto a sinistra, moderato ma tutto a sinistra. Se la ragione della vendetta continuerà a ripetersi nel tempo quest’ampia area continuerà a massacrarsi col risultato forse di vincere qualche tappa ma di perdere tutte le guerre.

Paolo Di Marco

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