
Ci sono circa un migliaio di motivi, riconducibili alla mancanza di servizi essenziali, che creano l’abbrutimento, l’imbruttimento e la brutalità delle persone come la mancanza di empatia ma anche la sciocchezza. Perché sciocco è ritenere che i migranti vengano a rubarci la nostra povertà. È sfinimento, è dolore, è stanchezza ma è anche abbrutimento, è mancanza di ragione e perfino mancanza di senso della patria!
A Pietraperzia uno folle criminale dà fuoco nei pressi di un centro accoglienza, da ieri davanti alla notizia di richiedenti asilo al freddo e alla fame un intero popolo rivendica il diritto alla povertà di: Prima gli italiani!
Quale miserabilità dell’animo e della ragione può condurre uomini ad avere un primato sulla fame?
Non facciamone un fatto di bontà cristiana, di questo ognuno che ci crede renderà conto all’onnipotente, ne faccio una questione di civiltà, di umanesimo e sì perfino di patria!
Ecco la storia, che ha radici antiche di Xenia, di cittadinanza romana e di Unità d’Italia di cui uno dei più importanti fautori fu l’ennese, il garibaldino e onorevole deputato Napoleone Colajanni.
Napoleone ricondusse (pionieristicamente suo tempo) le ragioni della misurabilità umana, della povertà e della criminalità alle condizioni di vita economiche e sociali. Il nostro Napoleone espose magistralmente in libri consultabili nelle nostre biblioteche e librerie, che l’imbruttimento del comportamento umano, che la devianza avevano a che fare con la povertà e che ghettizzare non portava ad altro risultato che la riproduzione di comportamenti devianti. Sapete chi migrava, non per forza scappando dagli orrori, ma per speranza di una vita diversa o per semplice (e lecito) spirito di avventura? Gli italiani, siciliani che però costretti a vivere in quel quartiere di poveri chiamato Little Italy e non integrandosi, in primis a causa della mancanza di conoscenza della lingua, non avevano altri confronti se non con loro connazionali con cui condividevano la mentalità di origine. Dunque per un principio oggi semplice per la socio-antropologia, ma per i tempi di Napoleone d’assoluta avanguardia, rimanere in un contesto mafioso non poteva produrre virtuosi cittadini americani ma gangster italiani nel Nuovo Mondo.
“La corrente migratoria italiana verso gli Stati Uniti non ha assunto notevoli proporzioni che da un ventennio in qua; ed è semplicemente assurdo, è contrario ad ogni criterio scientifico e sperimentale il pretendere che in venti anni la coscienza degli italiani trasportati in un nuovo ambiente si sia trasformata: essi portarono la loro mentalità e i loro sentimenti; e questi non dovrebbero e non potrebbero mutare che nelle generazioni successive […].” (N. Colajanni in Latini e anglosassoni)
L’idea di Napoleone è che lo scambio possa produrre mutamento, miglioramento. Lo studio di Colajanni non soltanto rivendica una posizione sociologica oggi alla base dei nostri studi nella comprensione dell’atteggiamento sociale ma determina una volontà politica e una visione del futuro: elargire i servizi, garantire i diritti è un programma di suprema intelligenza e onestamente di grande semplicità. Avere cittadini di origine e di acquisizione che vivono dignitosamente è la modalità secondo Napoleone Colajanni per contribuire al benessere dello Stato.
La nostra provincia che solletica i piedi di Ade per quanto sta in basso nelle statistiche, dovrebbe con i lumi della ragione domandarsi come intende crescere se viviamo uno spopolamento per cui lo stesso governo (quello che tagli al sanità e l’istruzione) ha decretato morte certa e senza cura palliativa: Morire e con dolore!
Prima gli italiani? D’accordo, rileggiamo gli italiani!: Dante, Carlo Cattaneo, Giuseppe Mazzini, Tina Anselmi, San Francesco se volete…
Rileggiamo Napoleone Colajanni, siamo patriottici!
Valentina Rizzo
Centro Studi Med.Mez. “Napoleone Colajanni”



