Cronaca

Processo Rugolo: la difesa contesta la sentenza e accusa i media

Prosegue davanti alla Corte d’Appello di Caltanissetta il processo a carico di Giuseppe Rugolo, il sacerdote condannato in primo grado dal Tribunale di Enna a quattro anni e sei mesi di reclusione per violenza sessuale su minori. Nella più recente udienza, i legali della difesa hanno puntato il dito non solo contro la sentenza, ma anche contro il ruolo che, a loro dire, avrebbe avuto l’informazione giornalistica nel processo.

A sollevare con forza il tema è stato l’avvocato Dennis Lovison, del foro di Ferrara, che ha parlato apertamente di un “attacco frontale mediatico” al suo assistito. Secondo il legale, la narrazione giornalistica avrebbe avuto un impatto tale da condizionare i testimoni e persino influenzare il giudizio del tribunale. Una pressione esterna che, sempre secondo la difesa, avrebbe contribuito a costruire una rappresentazione a senso unico della vicenda, compromettendo la serenità del processo.

Nel corso del giudizio di primo grado, almeno sei giornalisti sono stati denunciati per diffamazione e diffusione di atti coperti da segreto istruttorio. Tuttavia, tutte le querele presentate sono state archiviate, segno che — per la magistratura — non vi sarebbero stati elementi sufficienti per procedere.

A intervenire in aula è stato anche l’altro avvocato del sacerdote, Antonino Lizio, che ha rilanciato la critica al dispositivo di condanna, definendolo parziale e sbilanciato. In particolare, ha contestato l’attribuzione a Rugolo dell’invio di immagini oscene e blasfeme in chat WhatsApp frequentate anche da minori. Secondo la difesa, non sarebbe stato il sacerdote a condividere quei contenuti, bensì altri soggetti, non identificati con chiarezza nella sentenza di primo grado.

La linea difensiva, quindi, si muove su due fronti: da un lato la contestazione tecnica dei fatti attribuiti a Rugolo, dall’altro l’attacco al contesto mediatico che — a detta dei legali — avrebbe reso il processo una sorta di giudizio parallelo condotto sui giornali prima ancora che nelle aule di giustizia.

La prossima udienza è fissata per giovedì 12 giugno, giornata in cui è prevista la replica del pubblico ministero e delle parti civili. La sentenza d’appello è attesa per il 17 giugno, e si annuncia come un momento decisivo non solo per l’imputato, ma anche per il dibattito sul rapporto tra processo penale e informazione.

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