PIR: cosa sono e perché possono essere utili ai risparmiatori italiani

Introdotti nel 2017, i PIR – Piani Individuali di Risparmio – sono strumenti pensati per indirizzare il risparmio privato verso l’economia reale, con un focus sulle piccole e medie imprese italiane. Si configurano come investimenti a medio-lungo termine e offrono importanti vantaggi fiscali a chi rispetta determinate condizioni.
Possiamo definire il PIR come un contenitore fiscale che consente di investire in diverse tipologie di strumenti: azioni, obbligazioni, fondi comuni, ETF qualificati e titoli di debito emessi da imprese italiane o europee con stabile presenza in Italia.
Affinché, però, sia riconosciuto come PIR, almeno il 70% del patrimonio deve essere investito in imprese italiane o europee operanti stabilmente in Italia, e almeno il 30% di questa quota (ossia il 21% del totale) deve riguardare PMI non incluse nel FTSE MIB. Nessuna singola azienda può pesare più del 10% sul portafoglio. Il principale motivo di interesse per i PIR è il regime fiscale agevolato. Se mantenuti per almeno cinque anni, offrono l’esenzione dall’imposta sulle plusvalenze (normalmente al 26%), sui dividendi e sugli interessi, oltre che dall’imposta di successione. Inoltre, non sono previste imposte sui guadagni realizzati anno per anno, perché tutto viene rinviato al momento dell’uscita che, se avviene dopo cinque anni, sarà fiscalmente esente. Contemporaneamente esistono dei vincoli da rispettare. La normativa fissa limiti annuali e complessivi: massimo 40.000 euro all’anno e fino a 200.000 euro totali per ciascun risparmiatore, che ha la possibilità di detenere più PIR, purché non si superino queste soglie.
Oggi sono presenti due principali tipologie di PIR: gli ordinari, con vincoli e benefici standard, e quelli alternativi, introdotti nel 2020, che permettono investimenti in asset meno liquidi come private equity, venture capital, minibond e fondi chiusi. Questi ultimi sono pensati per investitori con maggiore propensione al rischio.
In generale i PIR si rivolgono a risparmiatori con un orizzonte temporale di almeno cinque anni, interessati a un’ottimizzazione fiscale e disposti ad accettare un rischio maggiore in cambio di un potenziale rendimento più elevato. Non sono invece indicati per chi cerca liquidità a breve termine o strumenti a basso rischio.
Infine, i PIR rappresentano un’opportunità per chi vuole coniugare vantaggi fiscali e sostegno all’economia italiana. Restano tuttavia strumenti da valutare attentamente, alla luce della propria tolleranza al rischio e dei propri obiettivi finanziari.
A cura di Stefano Lorusso, Consigliere d’Amministrazione di EFPA Italia, Fondazione affiliata di EFPA – European Financial Planning Association.




