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Lettera aperta indirizzata alla Direzione Generale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Enna

Cronaca di una sanità malata

Una signora di 91 anni, con un reddito da pensione annuo di 8.000 euro, pari a circa 666 euro al mese, a causa di persistenti dolori alle ginocchia è costretta a ricorrere a una visita ortopedica.

Per evitare i lunghi tempi di attesa della sanità pubblica, i familiari decidono di rivolgersi a uno studio privato che, dietro un compenso di 60 euro (senza fattura) oppure di 80 euro (con regolare fattura), somministra un’iniezione di un farmaco per attenuare il dolore e l’infiammazione in atto, suggerendo inoltre l’esecuzione di una radiografia per approfondire le condizioni dell’arto.

Il medico di base redige la prescrizione e un familiare dell’anziana si reca presso il CUP di Enna per prenotare l’esame. Qui arriva la prima sorpresa: la prima data utile è fissata per il mese di marzo, a distanza di ben tre mesi. Rivolgendosi invece a un laboratorio privato, al costo di 81 euro, l’esame diagnostico verrebbe effettuato in giornata.

Viene fatto presente all’impiegato del CUP che la signora ha urgenza di sottoporsi all’esame radiografico, poiché il dolore le impedisce completamente di muoversi. L’impiegato spiega che solo in presenza di una prescrizione del medico di base recante la dicitura “priorità breve” la prestazione può essere erogata entro dieci giorni.

Ricevuta tale informazione, viene chiesto al medico di base se sia possibile emettere una ricetta con l’indicazione di “priorità breve”, considerato che la signora è ultranovantenne e non è più in grado di compiere autonomamente atti quotidiani come lavarsi, vestirsi e mangiare.

Il medico di base risponde che può prescrivere l’esame con “priorità breve” soltanto dietro indicazione scritta da parte del medico specialista. E lì si dovrebbe ricominciare l’attesa di altri 3-4 mesi.

A questo punto sorgono spontanee alcune domande:

Un soggetto anziano di oltre 90 anni, esentato dal pagamento di ogni ticket per limiti di reddito e per patologie,

  • ha davvero tutto questo tempo per attendere l’intervento della sanità pubblica? Oppure la sua aspettativa di vita è considerata così “breve” da costringerlo a rivolgersi al privato, affrontando enormi sacrifici economici?
  • Può sostenere una spesa pari al 25% della sua pensione mensile o deve rinunciare a curarsi?
  • Rivolgendosi al privato, deve pagare con fattura – che non potrà mai portare in detrazione dall’IRPEF perché esentata per basso reddito – comportandosi da cittadino onesto, oppure è indotto a pagare in nero una somma inferiore?

Il medico di base non ha la facoltà di decidere, conoscendo la storia clinica e il contesto socio-familiare del paziente, l’urgenza e la necessità di effettuare esami, controlli e visite in tempi rapidi? Oppure deve limitarsi a essere un mero burocrate, senza assumersi alcuna responsabilità?

L’anziano deve essere sempre e solo paziente, o deve augurarsi che “il Paradiso possa attendere”?

Ricordiamoci che la nostra provincia è la più povera d’Italia e che la popolazione sta diventando sempre più anziana. Pensiamo al nostro presente e, soprattutto, al nostro futuro.

I responsabili della sanità locale si facciano carico, con “priorità breve”, di garantire agli anziani un accesso immediato ai servizi sanitari di cui hanno bisogno, se non altro per la brevità del tempo che resta loro da vivere.

Consapevole che fatti come questi accadono ogni giorno, spero che anche altri facciano sentire la propria voce.

Vittorio Di Gangi

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