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La notte del bombardamento: Svyatoslav consegna il suo mondo, Antonella Barbera lo fa parlare

Ci sono storie che arrivano in silenzio, ma restano per sempre. Come una nota lunga, profonda, che continua a vibrare dentro anche quando tutto il resto tace.

Il 17 giugno 2025, da Odessa, una città ferita e stremata dalla guerra, un giovane musicista ha compiuto un gesto che va oltre la sopravvivenza: un atto di fiducia assoluta. Svyatoslav Starchevsky (in arte Dopamine Storm sui social) , 25 anni, sapeva che quella notte la sua zona sarebbe stata colpita da un bombardamento. Ne era consapevole. E in quelle ore buie, in cui ogni pensiero ha il peso della vita, ha fatto qualcosa che non si dimentica.

Ha scritto a una donna che non aveva mai incontrato di persona, Antonella Barbera, e le ha consegnato qualcosa di immenso: tre anni di vita registrata, tre anni di video, tre anni di musica, di esplosioni, di preghiere e resistenza. Tutto racchiuso in una cartella sul suo Google Drive.

Il messaggio che le ha inviato è semplice, ma devastante nella sua umanità:

“Antonella, ho creato una cartella con tutte le foto e i video della mia musica e degli attacchi missilistici più vicini. Ora li affido a te. Non so cosa succederà domattina. Io non voglio morire. Io resisto. Dio, ma tu salvami.”

Non era un addio, era un testamento. Non di morte, ma di fiducia. Un dono lanciato nel buio, con la speranza che dall’altra parte ci fosse qualcuno capace di raccoglierlo.

E quella persona c’era. Antonella Barbera ha ricevuto la cartella senza alcuna richiesta esplicita da parte sua. Lui le ha consegnato i materiali, ma non le ha chiesto nulla. Eppure, lei ha capito. Ha guardato, ha ascoltato, ha custodito. E poi, con delicatezza, ha scelto di trasformare quel materiale in un video. Non un montaggio qualsiasi, ma un atto d’amore e memoria, una carezza data al mondo intero attraverso la storia di un giovane che non si arrende.

La musica di Svyatoslav è una forma di resistenza. Suona il pianoforte anche quando la corrente salta, registra col cellulare le sue composizioni insieme al rumore delle esplosioni, alle sirene, al silenzio carico di attesa. In tre anni, ha costruito un diario sonoro e visivo della guerra vissuta in prima persona.

Antonella ha dato forma e voce a quei tre anni di dolore e bellezza, scegliendo di non restare in silenzio. Con immenso rispetto, ha trasformato il materiale ricevuto in un’opera che non è solo documentazione, ma testimonianza viva. Una prova che, anche sotto le macerie, la dignità può brillare.

In un tempo in cui i numeri uccidono le storie, e le notizie scivolano via, questa vicenda ci ricorda cosa significa affidarsi. E cosa significa rispondere.

Un ragazzo che teme di morire, ma vuole vivere. Suonare. Resistere. E una donna che riceve il suo lascito nel buio e lo restituisce al mondo come luce.

Questa non è solo una storia.
È un gesto che attraversa il dolore.
È un seme di pace piantato nel cuore della notte.
È la prova che, anche quando la guerra ruggisce, la musica e l’amore trovano sempre il modo di farsi sentire.

Manuela Acqua

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