Finanza Facile

Il rumore del mondo vs una scelta silenziosa. La diversificazione non è un’opzione, è il metodo che batte l’intuito

Mentre il mondo urla e fuori impazzano notizie di guerre, conflitti lontani che sembrano quasi un brutto film, crisi climatiche che ci fanno paura e teatrini politici che assomigliano a spettacoli di cabaret, noi ci irritiamo per una pizza arrivata fredda. È la distanza emotiva che ci protegge dal sovraccarico, ma anche quella che, a volte, ci rende ciechi. Specie quando si infiltra nelle decisioni economiche personali. E lì, può costare tanto caro.

Anna, 54 anni, impiegata, separata, con una figlia, con un mutuo quasi estinto e un piccolo capitale accumulato con costanza, ne è un esempio. Lontana dal mondo degli investimenti, un giorno si è lasciata attrarre da un influencer che prometteva rendimenti stellari su un titolo tecnologico. Anna ha investito una somma rilevante, temendo di “perdere il treno”. Poi è arrivata la pandemia: il titolo è crollato, e la paura – emozione arcaica ma potentissima – l’ha spinta a vendere, fissando una perdita del 70%. Per recuperare, ha provato con le criptovalute. Ma la storia si è ripetuta. Risultato: un capitale eroso e tanta amarezza. In realtà anche perdita di fiducia.

La lezione di Anna è cristallina: il punto non è quanto ha perso, ma come ha scelto. Senza metodo, guidata da istinti e scorciatoie mentali: quelle che Daniel Kahneman, psicologo e Nobel per l’Economia, definisce bias cognitivi (delle vere e proprie distorsioni), che ci portano a prendere decisioni irrazionali. Anna infatti non ha avuto sfortuna. Ha seguito un copione comune: quello dell’intuizione non guidata, della moda finanziaria, dell’eccesso di fiducia.

La sua esperienza, però, lascia una lezione utile a tutti: concentrare gli investimenti su un solo titolo o su un unico settore è una scommessa, non una strategia. In un mondo iper-connesso, dove le informazioni viaggiano più veloci della nostra capacità di elaborarle, serve una bussola. E quella bussola si chiama diversificazione.

Diversificare significa distribuire il capitale su più asset, settori, aree geografiche e strumenti (come fondi o ETF). L’obiettivo? Ridurre l’impatto di eventuali crolli localizzati. Non si elimina il rischio, sia ben chiaro, ma si controlla. È come non puntare tutto su un cavallo solo, ma costruire un portafoglio capace di resistere alle intemperie, rendendolo più resiliente agli eventi negativi e proteggendo dalla “over-confidence” di chi crede di saper scegliere e decidere.

La strategia della diversificazione, però, non è istintiva. Richiede tempo, conoscenza, lucidità. Così da bilanciare gli strumenti, con orizzonti temporali coerenti ai propri obiettivi ed una corretta e stabile tolleranza al rischio. Per questo, affidarsi a un professionista non è debolezza, ma forza, non è una spesa supplementare, ma una necessaria protezione. Un consulente finanziario serio non si limita a tradurre tecnicismi: guida, pianifica, personalizza. E soprattutto, ci protegge da noi stessi.

Investire con metodo significa accettare che il futuro non sia prevedibile e che l’unica vera arma sia la disciplina. La diversificazione non sarà un rimedio miracoloso, ma un approccio razionale e sostenibile.

E partendo dall’asserzione che l’essere umano è programmato per agire per abitudine, più che per logica, il metodo della diversificazione deve diventare un’abitudine nuova, una difesa attiva. E giorno dopo giorno, deve trasformare il risparmio in un progetto.

Anna, oggi, ha imparato. Non cerca scorciatoie, ma equilibrio. E questa, nel lungo termine, è la vera forma di successo.

A cura di Massimo Donato, membro della Commissione per il Rispetto dei Principi Etico-Deontologici di EFPA Italia, Fondazione affiliata di EFPA – European Financial Planning Association.

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