“Fuga dalla terra russa” di Francesco Paolo Fulco: la memoria che dà voce alla nostra terra

Ci sono libri che non si leggono soltanto: si vivono, si respirano, si custodiscono nel cuore come un’eredità. “Fuga dalla terra russa” di Francesco Paolo Fulco è uno di questi. Un racconto che attraversa la storia, ma soprattutto la coscienza di un popolo; la testimonianza di un uomo che, partendo dall’entroterra ennese, ci restituisce la voce di un’intera generazione silenziosa, quella dei giovani costretti a partire per una guerra che non avevano scelto.
Fulco ci conduce per mano dentro un viaggio che è al tempo stesso fisico e spirituale. Dalle adunate del fascismo, dove i bambini crescevano tra inni e bandiere, fino al gelo della steppa russa, dove la neve copre tutto, anche la speranza. Ma tra le righe di quel bianco senza fine, si intravedono ancora i colori caldi della Sicilia, la luce dei campi, la dolcezza dell’amore per Maria, simbolo di una terra lontana e amata, che rappresenta la vita, la purezza, la speranza di ritorno.
Le pagine di “Fuga dalla terra russa” non raccontano soltanto la guerra: raccontano la resistenza umana. La fuga che dà il titolo al libro non è solo quella dai campi di battaglia, ma anche la fuga da un destino imposto, la ricerca di un senso quando il mondo sembra averlo perduto. Nella neve, nel silenzio, nella fame e nella paura, emerge la forza di chi vuole rimanere uomo tra gli uomini, di chi si aggrappa al ricordo della propria terra come all’ultimo frammento di umanità.
Fulco non scrive per commuovere (pur commuovendo), scrive per testimoniare. Il suo linguaggio è essenziale, limpido, privo di enfasi. E proprio per questo autentico. In quelle parole c’è la voce della verità, la voce di chi ha vissuto e non ha dimenticato. Ogni frase pesa come una preghiera, ogni pagina custodisce la dignità di chi, pur ferito dalla storia, non ha smesso di credere nella vita e nella pace. “Il tempo, nonostante tutto, non ha cancellato il ricordo di quegli anni…” scrive l’autore.
E in questa frase c’è tutto il senso del libro: la memoria come dovere morale, come ponte tra passato e presente.
Il libro, edito da Maurizio Vetri Editore, è stato presentato lo scorso 18 maggio presso la sede dell’A.N.C.O.S., alla presenza della presidente Franca Andolina, del segretario Stefano Iannello e dello stesso autore. Un momento di grande partecipazione e commozione, che ha confermato l’importanza di questa opera per tutta la comunità ennese.

Va sottolineato con forza il grande lavoro che Paolo Fulco compie da anni per la memoria del passato degli ennesi. Con impegno, lucidità e profonda sensibilità, Fulco restituisce voce e dignità a chi, altrimenti, sarebbe rimasto nell’ombra della dimenticanza. Il suo è un lavoro prezioso, necessario, un vero atto d’amore verso la nostra terra e verso chi l’ha vissuta nei momenti più difficili. Grazie a opere come questa, la nostra comunità ritrova le proprie radici, riconosce i volti e le storie dei propri padri, e comprende quanto sia importante non dimenticare.
Francesco Paolo Fulco, con “Fuga dalla terra russa”, ci consegna molto più di un diario di guerra: ci dona un frammento della nostra identità collettiva. Ci ricorda che la memoria non è solo un esercizio di ricordo, ma un atto di amore verso la terra che ci ha generati, verso le voci che l’hanno abitata e che, attraverso la scrittura, tornano a parlarci.
È in questo gesto, nel raccontare, nel tramandare, nel ricordare, che risiede la vera grandezza di questo autore: quella di aver reso la memoria non un peso, ma un’eredità viva, un dono da custodire e trasmettere alle nuove generazioni.
“Fuga dalla terra russa” è, in fondo, un ritorno a casa.
Un ritorno che appartiene a tutti noi, figli di una terra che non dimentica i suoi uomini e le loro storie.
Il libro è disponibile online https://bookstore.mauriziovetrieditore.com/store/product/fuga-dalla-terra-russa
Manuela Acqua
