Enna, udienza per il vescovo Gisana e il vicario Murgano: il giudice si riserva sulle parti civili. “L’unica offesa è per lo Stato”, sostiene la difesa. Le vittime chiedono giustizia

Si è svolta questa mattina, nel Tribunale di Enna blindato dalle forze dell’ordine, l’udienza predibattimentale del processo a carico del vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana, e del vicario giudiziale della diocesi, don Vincenzo Murgano. I due imputati erano assenti in aula, lasciando che fossero solo i loro legali a presenziare. Una scelta che non è passata inosservata e che, agli occhi delle vittime, appare come un silenzio pesante davanti alla richiesta di verità.
Gisana e Murgano sono accusati di falsa testimonianza nel processo a don Giuseppe Rugolo, il sacerdote condannato a 3 anni in secondo grado per abusi sessuali su minori. Secondo la Procura, i due prelati avrebbero fornito dichiarazioni non veritiere durante quel procedimento. L’archeologo Antonio Messina, una delle vittime e testimone coraggioso, è stato il primo a denunciare pubblicamente e davanti alla giustizia quanto accaduto, dando origine al nuovo procedimento contro i due esponenti della diocesi.
Durante l’udienza, Messina, assistito dall’avv. Eleanna Parasiliti Molica, ha chiesto di costituirsi parte civile, insieme ai suoi genitori (assistiti dall’avv. Giovanni Di Giovanni), all’associazione CO.TU.LE.VI. (assistita dall’avv. Irina Mendolia) e alla Rete L’Abuso (assistita dall’avv. Mario Caligiuri).
Gli avvocati dei due imputati hanno contestato la costituzione delle parti civili, sostenendo che il reato di falsa testimonianza offende solo lo Stato. “Per noi – ha dichiarato l’avv. Bruno – l’unica persona offesa è il Ministero della Giustizia, non Antonio Messina”. Una dichiarazione che ha provocato rabbia e amarezza tra i presenti: di fatto, cancella la sofferenza di chi ha subito direttamente gli abusi e cerca giustizia.
La difesa del vescovo ha richiesto il rito abbreviato, richiesta alla quale si accoderanno anche i legali di Murgano.
Il giudice Marco Strano si è riservato la decisione sulla costituzione delle parti civili, che sarà pronunciata nella prossima udienza, fissata per il 19 novembre.
“Andrò avanti sino a quando non saranno condannate le condotte di chi ha coperto gli abusi sessuali sui minori, quelli da me denunciati e quelli che continuano a tacere – dichiara Antonio Messina – . Gisana e Murgano hanno contribuito al perpetuarsi degli abusi, sapendo e cercando di coprire Rugolo anche in aula”.
L’assenza dei due imputati non è solo fisica: è un messaggio. Ma il coraggio di Messina e delle altre vittime è più forte di ogni silenzio. Chi ha taciuto per proteggere Rugolo non può nascondersi dietro lo Stato. La verità, la giustizia e il riconoscimento del dolore subito sono dalla parte di chi ha avuto il coraggio di parlare. La domanda, che pesa come un macigno, resta sempre la stessa: chi ha mentito per proteggere chi? E oggi, chi ha il coraggio di rispondere?
Manuela Acqua



