Politica

Enna, il consigliere Trovato replica a Ferrari

Sono lusingato nell’apprendere di essere al centro di un intervento sulla stampa del Consigliere Ferrari.

Certo, i toni e lo stile da lui utilizzati non sono affatto amichevoli e per la verità neanche civili: deve essere la qualità della scuola politica frequentata, unitamente alla sua lunga durata, dallo stesso rivendicata in contrapposizione alla mia breve esperienza politica.

Se penso, tuttavia, alle attenzioni che i suoi vecchi maestri dedicavano un secolo addietro ai soggetti cui io mi ispiro, non posso che ritenermi fortunato: un’aggressione con manganello e olio di ricino sarebbe stata indubbiamente peggio!

Se, però, l’aggressione mediatica, perpetrata con toni scomposti e vagamente spocchiosi e mediante insulti volgari avesse un intento intimidatorio, faccio presente che appartengo a coloro che rivendicano con orgoglio il ricorso alla lotta partigiana, e che, dunque non è facile intimorirmi.

Nel merito, poi, rivendico le scelte fatte in consiglio comunale su entrambe le questioni che Ferrari mi rimprovera.

In primo luogo, in relazione alla vicenda del contributo all’Enna Calcio, rispetto alla quale, con ogni probabilità, lo stesso Ferrari non si aspettava che le perplessità palesate dai 5 consiglieri comunali astenuti fossero ampiamente condivise dall’opinione pubblica. E mi corre l’obbligo di sfidarlo pubblicamente: indichi in quale occasione io mi sia pronunciato in senso diverso al voto che ho poi espresso in Aula. Ovviamente, qualora non fosse in grado di farlo, risulterebbe irrimediabilmente tacciato come un ciarlatano.

Per ciò che riguarda l’autodromo, mi limito a far rilevare che sono stato il primo, ad aprile dello scorso anno, a sollevare la questione dell’imminente scadenza di un Consorzio agonizzante, inefficiente e moribondo (come lo definì, peraltro, un assessore), che necessitava di significativi cambiamenti idonei a modernizzarlo, dando disponibilità di prorogare per sei mesi quello esistente (su questa posizione c’era l’accordo di 18 consiglieri comunali!).

La vicenda andò poi diversamente non certamente per mia responsabilità. Ancora oggi, se si vuole, è possibile riattivare il percorso, ma solo con significativi cambiamenti. Vedremo se i soggetti coinvolti sapranno trovare la giusta intesa.

Inoltre, suggerisco caldamente a Ferrari di maneggiare con cura certi argomenti perché rischiano di esplodergli tra le mani.

Non soltanto perché posso dimostrare in qualunque circostanza che, come consigliere comunale, sono stato infinitamente più presente e produttivo di lui (…la presidente della Quarta Commissione, di cui sulla carta fa parte, dice di non averlo mai visto presenziare).

Ma anche perché la sua incoerenza politica è seconda solo a quella – inarrivabile per chiunque – di qualche suo nascosto suggeritore: candidato nella lista civica “Liberamente”, Ferrari non viene eletto, ma viene nominato assessore per gentile concessione di Colianni, leader locale del MPA; nell’estate del 2023, a metà mandato, scarica Colianni e chiede a Dipietro specifica visibilità per conto di Fratelli d’Italia. Per tutta risposta, Dipietro lo sostituisce con un altro assessore, e lui reagisce con gli attacchi più violenti e feroci (per i più curiosi o scettici, si suggerisce di cercare sul web gli articoli dal titolo “Nuova Amministrazione? Dipietro si dimostra più scadente della soluzione presentata”; “Un’altra figuraccia dell’Amministrazione Dipietro 2.0”). Dopo un paio di mesi, nell’ambito di una manovra politica tra le più imbrazzanti della consiliatura, entra in Consiglio per gentile concessione del Sindaco, come quest’ultimo ha avuto modo di ricordargli recentemente in Aula, con annesso pentimento.

E appena entrato in Consiglio, cosa fa l’imperturbabile Ferrari? Abbandona la lista nella quale era stato candidato, per costituire il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, composto a tutt’oggi da… nessun altro che da sé stesso!

Ecco, quindi, che il Fratello d’Italia Consigliere Ferrari, capogruppo di sé stesso, e quindi meglio ancora “Figlio Unico d’Italia”, prima accolito di Colianni, poi sostenitore di Dipietro, poi suo acerrimo nemico, ora di nuovo suo fervido adepto, pensa di poter dispensare lezioni di etica e coerenza politica al sottoscritto che, pur rimanendo sempre nella lista nella quale è stato eletto, non ha accettato supinamente l’abbandono del progetto civico e non ha inteso più fare da stampella ad un’amministrazione sempre più lontana dall’offrire soluzioni ai tanti problemi cittadini (decisione, questa, presa all’unanimità dal gruppo consiliare SiAmo Enna e da quella che, oramai due anni fa, era la relativa delegazione assessoriale).

Non mi meraviglia più di tanto che Ferrari, nonostante la sua trentennale esperienza, non riesca ancora a cogliere ed apprezzare la libertà di pensiero e di espressione di alcuni uomini. Posso comprendere la frustrazione di chi, nonostante una lunghissima esperienza, è costretto a candidarsi a consigliere provinciale per riempire la lista, senza poter raccattare nemmeno un voto; o quella, forse ancora più amara, di chi è costretto ad arrabattarsi a fare qualche mese l’assessore e qualche altro mese il consigliere comunale, mentre attorno a lui tanti giovanotti senza esperienza né scuola politica diventano deputati, ministri, sottosegretari…

A Ferrari che mi invita a stare sereno, dunque, non posso che augurare a mia volta di ritrovare la tranquillità smarrita, probabilmente a causa degli scandali che stanno travolgendo il suo partito a pochi kilometri da Enna (altro che PD a Milano) e che, magari, gli fanno temere un tracollo anche alle imminenti elezioni amministrative.

E se ciò non dovesse esser sufficiente a farlo rinsavire, potrà sempre chiedere aiuto all’Astolfo di turno per un nuovo viaggio sulla luna, quanto mai opportuno.

In ulteriore alternativa, ci sarebbe un’opzione nobilissima: valutare l’opportunità di appartarsi dalla vita politica, o quanto meno di assumere un profilo più defilato e composto.

E questo, ovviamente, non vale solo per Ferrari, ma più in generale, per chi da troppo tempo svolge troppe parti in commedia: altrimenti, si corre il rischio di diventare lo zimbello della città.

Giuseppe Trovato

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