Politica

Cozzo Matrice e quel fil rouge che fa riflettere

La gestione dei beni archeologici in Sicilia fa acqua da tutte le parti, e questa non è una novità. Ultima, ma non per importanza, la notizia che vede come protagonista una mandria di mucche al pascolo fra i resti della città alta di Himera: “Lo scempio è stato addirittura legalizzato da una convenzione siglata dal parco archeologico che autorizza il pascolo” – denuncia Fabrizio Russo, presidente di Himera’s Friends – “un atto grottesco, per di più intestato a una famiglia colpita dalla confisca dei beni da parte dello Stato”, così riporta l’ANSA. Il ritiro in extremis del contratto “non lava l’onta”: il nostro deputato regionale, l’On. Fabio Venezia, ha già presentato un’interrogazione a riguardo.

Anche a Enna è lecito che sorgano alcuni dubbi sulla valorizzazione e promozione dei nostri siti. A mezzo stampa apprendiamo che a Cozzo Matrice “è partita un’attività di recupero e valorizzazione del sito, promossa dal cultore di storia locale Gaetano Cantaro” (l’articolo titola “Via valorizzazione di Cozzo Matrice per scopi turistici”, su La Sicilia del 7 luglio). Gli attenti lettori concorderanno con noi: almeno basandosi su quanto riportato, “cultori di storia locale” non corrisponde a un titolo di studio né, tanto meno, a una competenza specifica nel campo dei beni archeologici.

Tra i promotori dell’iniziativa vi sono l’On. Eliana Longi, il direttore del Parco archeologico Carmelo Nicotra, il sindaco Dipietro e l’assessore alle politiche ambientali Vasco, i quali “hanno già messo in campo le risorse”. L’Avv. Cantaro “con l’assessore regionale per i Beni culturali Scarpinato ha sostenuto la necessità che il sindaco di Enna venga inserito nel comitato tecnico-scientifico del Parco”. Che il sindaco di Enna abbia bisogno di un tramite con l’assessore Scarpinato dispiace politicamente a tutte e tutti i cittadini; è innegabile notare una sorta di fil rouge che lega gli attori della vicenda a Fratelli d’Italia.

In un post datato 23 giugno, è lo stesso Cantaro ad affermare che “a margine del convegno organizzato dall’On. Longi, ho avuto modo di confrontarmi proficuamente con l’assessore regionale ai Beni culturali Scarpinato, al quale ho proposto iniziative inedite volte al recupero e alla valorizzazione del patrimonio culturale ennese”.

Ben venga che un cittadino si faccia promotore di proposte per la valorizzazione del nostro patrimonio archeologico. I nostri dubbi sorgono quando, invece, lo stesso cittadino afferma che sta “provvedendo personalmente a guidare gli operai tra le sterpaglie”, come documentato anche da una foto postata dallo stesso in compagnia di Jacopo Gessaro, presidente di Gioventù Nazionale, giovanile di Fratelli d’Italia, e del segretario di FdI Enna, Arangio, mentre fanno un sopralluogo.

Ribadendo tutta la nostra stima a chi, tra le istituzioni, operi per il bene della nostra terra, dalla fruizione dei beni alla scoperta e divulgazione della storia locale, duole dirlo: dalle parole dell’Avv. Cantaro sembra emergere una narrazione nazionalista e inesatta, quando afferma che l’identità ennese derivi da quella dei popoli che hanno abitato Cozzo Matrice. Il sito, però, risale all’età del Rame, e vi abitavano civiltà di cui sappiamo poco, per non dire nulla.

È giusto però chiedersi: quali titoli possiede Cantaro per portare avanti questo tipo di operazioni, nel rispetto degli articoli 9-bis e 29, comma 6, del Codice dei beni culturali e del paesaggio? Il Codice così si esprime in materia:

“Gli interventi operativi di tutela, protezione e conservazione dei beni culturali, nonché quelli relativi alla valorizzazione e alla fruizione dei beni stessi, di cui ai titoli I e II della parte seconda del presente codice, sono affidati alla responsabilità e all’attuazione, secondo le rispettive competenze, di archeologi, archivisti, bibliotecari, demoetnoantropologi, antropologi fisici, restauratori di beni culturali e collaboratori restauratori di beni culturali, esperti di diagnostica e di scienze e tecnologia applicate ai beni culturali e storici dell’arte, in possesso di adeguata formazione ed esperienza professionale”.

Quindi, perché il Comune e il direttore del Parco hanno eventualmente individuato proprio lui per operare sul sito? E ancora: quali criteri hanno guidato questa scelta?

Il sito di Cozzo Matrice è di tutti e va protetto e tutelato da figure competenti, che sappiano valorizzarne la storia (senza strascichi di narrazioni patriottiche, quantomeno inopportune). Ed è giusto allora pretendere delle spiegazioni, così come ha fatto una cittadina sotto il post di Gessaro, senza mai aver ricevuto, ad oggi, risposta.

Giovani Democratici di Enna

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