Filosofando

“Anch’io sto con la cicala”

<< L’estate passava felice per la cicala che si godeva il sole sulle foglie degli alberi e cantava, cantava, cantava. Venne il freddo e la cicala improvvidamente si trovò senza un rifugio e senza cibo. Si ricordò che la formica, per tutta l’estate, aveva accumulato provviste nella sua calda casina sotto terra. Andò a bussare alla sua porta. La formica socchiuse l’uscio reggendo una vecchia lampada ad olio. “Cosa vuoi?”, chiese con aria infastidita. “Ho freddo, ho fame”, balbettò la cicala. Dietro di lei si vedeva la campagna innevata. Anche il cappello della cicala e il violino erano pieni di neve. “Ma davvero?”, brontolò la formica. “Io ho lavorato tutta l’estate per accumulare il cibo per l’inverno. Tu che cosa hai fatto in quelle giornate di sole?”. “Io ho cantato!”. “Hai cantato? Bene… Adesso Balla!”>> “La cicala e la formica” è una favola di Esopo rivisitata nel seicento da Jean de La Fontaine. Si tratta di un racconto breve e semplice. Ho voluto citare questo racconto, perché leggendo il libro <<Io sto con la cicala>> di Fausto Gusmeroli, ne ho apprezzato molto il contenuto. Il racconto è stato utilizzato da generazioni e generazioni di educatori per divulgare le presunte virtù della laboriosa e prudente formica, in contrapposizione ai “presunti vizi” della “sciagurata” e “stolta” cicala. Fausto Gusmeroli ci dice: “Questa riflessione offre una lettura diversa, rovesciando sostanzialmente il giudizio sui due personaggi. La formica diviene l’archetipo, antropologico e sociale dell’attuale modello di sviluppo consumista non più sostenibile, mentre la cicala assurge a interprete di quello che potrà e dovrà essere il futuro.” Nella società occidentale moderna, ahimè è la visione della formica a prevalere. Quella della cicala è una visione, forse utopica, che non si basa sul possedere le cose, ma piuttosto si basa sull’appartenere ad una comunità solidale e amichevole, tentando di rinforzare le relazioni interpersonali profonde. << Smith, Marx, Keynes, Friedman, per non citarne altri, analizzano un mondo che non esiste >>. Questo è quanto ha scritto Loretta Napoleoni nel suo libro dal titolo “Economia canaglia”. Una crescita illimitata, in un pianeta limitato, non è possibile! Ritenerlo possibile fa parte di un disturbo che le scienze psicologiche hanno riconosciuto come “dissonanza cognitiva” (l’essere convinti di qualcosa, ma agire nella maniera opposta). Tornando alla formica, costei, nella sua prudenza e laboriosità, ha accumulato provviste in abbondanza e dunque il suo rifiuto di aiutare la cicala non scaturisce dal timore di non averne abbastanza per entrambe, ma da puro EGOISMO. Il suo approccio alla vita risulta indifferente verso il prossimo, se non, addirittura, contrapposto. Questo suona come quel messaggio veicolato dalle teorie economiche neo-liberiste basate sull’avidità e sull’invidia in cui l’Homo oeconomicus non vuole atro che massimizzare l’utile, per questo, sull’altare della “competitività” vengono sacrificati la sicurezza e la dignità sul lavoro, la salute, la cultura, la giustizia, l’ambiente e tanto altro… E’ anche vero che la competizione può costituire uno stimolo a migliorare. Ciò può essere vero nel caso in cui la competizione rimanga entro limiti accettabili, ma quando s’innalza a dismisura, come nel mondo globale di oggi, diviene hybris (tracotanza, eccesso), quindi, controproducente. In definitiva, il nuovo paradigma sociale verso cui l’Uomo deve convogliare la sua attenzione, ma soprattutto la sua coscienza, deve abbandonare il concetto “antropocentrico” per abbracciarne uno “cosmocentrico” in cui l’Uomo e gli esseri viventi vengano considerati parti della stessa dinamica di vita, essendone un tutt’ “Uno”. E allora non mi resta che dire: “Anch’io sto con la cicala!”.

 

Tony La Rocca

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